Zen Circus in concerto a Livorno: live-report della serata

LIVORNO – Il Cage Theatre di Livorno è da anni una certezza in fatto di concerti e anche stavolta non ha deluso. Sabato 26 novembre le luci del palco si sono accese per accogliere gli eclettici Zen Circus, in tour da ottobre con La terza guerra mondiale, il loro nono lavoro in studio.
L’album, uscito a settembre di quest’anno e a distanza di due anni da Canzoni contro natura, mostra fin dalla copertina il contrasto tra gli scenari apocalittici sullo sfondo e l’atteggiamento apparentemente spensierato dei tre membri della band, impegnati a scattarsi selfie e a sorseggiare drink.

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Ed è questa l’anima degli Zen Circus. Essi, durante tutta la loro carriera, hanno sempre voluto essere di rottura, essere una critica ad un mondo che ci vuole sempre più omologati, sempre più qualunquisti. La terza guerra mondiale è una guerra che si combatte sui social, attraverso post e selfie dove mai è chiaro chi sia il vinto o il vincitore.
La risposta “Zen” a tutto questo è fatta di musica: un’ora e mezzo di grezzo combat rock.
Ad aprire la serata è stata la cantante londinese Erin Kleh che ha avuto l’onore di scaldare il pubblico con la sua voce soave e calda, decisamente molto folk.
Alle ore 23 il cambio palco: le luci si abbassano e subito si diffonde un rumore di elicotteri che ricorda molto l’intro di Another brick in the wall ma ad entrare in scena non sono i Pink Floyd bensì Appino, Ufo dj, Karim Qqru e per l’occasione Francesco Pellegrini.
La prima traccia che suonano è La terza guerra mondiale dell’omonimo album. Il giovane pubblico sembra andare in delirio. Dalle prime file parte un pogo che non si è più fermato.
Poi è una rapida successione dei nuovi brani: Ilenia, non voglio ballare, L’anima non conta, Zingara e ovviamente Pisa merda, introdotta da Appino con un entusiasmo particolare dato che il concerto si è tenuto nella città storicamente rivale.

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Qualunque sia l’età dell’ascoltatore, il sound e i testi degli Zen Circus riescono sempre a entrare prepotentemente nelle orecchie e nel cuore di chi li guarda, rendendo impossibile far star fermi i piedi. E’ questa la loro particolare bravura. Una bravura poco tecnica, poco virtuosa ma più empatica e travolgente.
Non sono mancati i cavalli di battaglia come Andate tutti affanculo, L’amorale, Vent’anni, Figlio di puttana, I qualunquisti, Canzone di Natale. Quest’ultima è stata eseguita senza l’esilarante dialogo telefonico finale che le da uno smalto tutto particolare e che purtroppo è un po’ mancato.
Mal di poco. Il concerto prosegue con un momento amarcord in cui Appino e company ricordano le loro origini di artisti di strada e i brani creati proprio in quel periodo.
Il concerto sta per concludersi e sotto gli applausi incessanti e le urla del pubblico è la volta delle ultime canzoni: Nati per subire, L’egoista e la potentissima Viva. L’ultima traccia è stata Andrà tutto bene, quasi a voler sottolineare che dopo una guerra si ha sempre bisogno di rassicurazione e calore. Dopo una guerra (soprattutto se mondiale) ci sarà una pace. E chissà se quella degli Zen Circus è una pace fatta di aperitivi e selfie in uno scenario di devastazione (per tornare alla copertina del loro disco). L’importante resta comunque vivere perché tanto vivi si muore.
Intanto il sipario è calato e non resta che aspettare cosa questo matto trio ha in serbo per il futuro. Sicuramente non sarà niente di scontato.

Daila Gracci

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