Quando il Verdi impazzì. Il Carnevale della Ragione insidiata

A volte anche i più seri hanno voglia di un pizzico di follia, di lasciarsi andare e vedere cosa succede.

Può capitare a tutti, e una volta è capitato anche al Verdi. Sembra impossibile, ma molti anni fa, quando si credeva che la fantasia potesse andare al potere, che la creatività prendesse il posto della serietà borghese e che fosse davvero arrivata l’Era dell’Acquario, successe una cosa straordinaria: il Teatro Verdi ebbe un fremito, e volle provare l’ebbrezza della follia carnevalesca. Per un breve periodo buttò all’aria la platea, programmò bellissimi veglioni, organizzò corsi di cartapesta e di trucco teatrale, e mise in scena la Salomè con Lindsay Kemp e la sua incredibile compagnia, tutta lustrini, piume e uomini giganteschi, e il balletto della compagnia Trockadero di Montecarlo, con le ballerine (che erano tutte danzatori travestiti) che giravano per il teatro in tutù e calzamaglie colorate.

21 febbraio 1981: la torre di Pisa in piazza XX Settembre. Fonte: Pisainformaflash

 

Fu il tempo della Ragione insidiata, neppure un mese, ma furono giorni unici, soprattutto per chi partecipò ai corsi di cartapesta e di trucco. Tutto il teatro era a nostra disposizione, si girava per i palchi, si curiosava dietro il palcoscenico e fra le attrezzerie, si assisteva alle prove chiacchierando con gli attori. Nel frattempo si imparava a lavorare il gesso e la carta, per creare maschere fantastiche, e soprattutto si rideva molto. Un truccatore teatrale ci insegnava a trasformare i nostri volti in animali o fiori, in esseri mostruosi o bellissimi, e un giorno venne anche un famosissimo truccatore romano che trasformò noi ragazzette in stupende vamp, cambiando nasoni in nasini, occhietti in occhioni meravigliosi, e labbra sottili in bocche morbide e voluttuose, tutto solo con l’uso dei pennelli e dei piani di luce. Noi eravamo senza parole, e non siamo mai più riuscite a ricreare il miracolo!

In quei giorni tutto il teatro era in fermento, furono rimosse tutte le poltrone della platea per allestire due grandiosi balli, e nel frattempo arrivavano enormi bauli colmi di vestiti che sarebbero stati affittati per le due grandi serate. Noi allievi dei corsi li provammo tutti ridendo e fotografandoci a vicenda, per scegliere come ci saremmo vestiti e truccati, volevamo essere i più belli di tutti, ma non ci riuscì. La sera del primo grande ballo, quando il Verdi sfolgorante di luci si riempì di centinaia di persone, ci eravamo trasformati in fauni e baccanti, vestivamo garze stracciate ad arte decorate da pampini e grappoli, e sui volti avevamo dipinto grappoli d’uva e foglie, insomma, ci sentivamo bellissimi! All’improvviso apparve però, lento e sontuoso, un pavone: alto e meraviglioso, portava una stupenda gorgiera e uno strascico di piume che vibravano a ogni passo, il volto cangiante di verdi e di blu. Si muoveva come una divinità animale fra noi mortali, e noi non eravamo i più belli della festa! Nei giorni successivi abbiamo tentato di sapere chi fosse, ma non l’abbiamo mai saputo, e ogni tanto me lo chiedo ancora oggi.

Questo comunque non c’impedì di ballare e divertirci nella platea, vuota di sedie ma colma di maschere, musica e risa. Il Verdi si era trasformato, c’erano energia, allegria e un po’ di follia.

Tutta la città fu coinvolta, la ragione vacillò molto in quei giorni, c’erano feste, mostre, rappresentazioni e balli. Lo scultore Mino Trafeli posò una finta torre di Pisa in Piazza XX Settembre, davanti al Comune, e centinaia di persone andarono a vedere le danzatrici (!) del Trockadero che salutavano graziosamente la folla dall’alto. Noi invece ne facemmo una di cartapesta, tutta verde e molto più piccola, da mettere in un’altra piazza. Anche il manifesto che pubblicizzava l’evento era straordinario: creato da Franco Signorini, raffigurava un Pierrot ubriaco, con il naso rosso, caduto nel prato dei miracoli, la torre in lontananza e i palloncini che volano nel cielo scuro. Proprio da quel cielo scuro si capiva però che la follia non poteva durare: la ragione infatti tornò al suo posto e non si lasciò più insidiare, il Verdi si richiuse nella sua splendida serietà, la fantasia non andò mai al potere, e noi crescemmo.

Claudia Menichini
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