Tutti i piaceri di Babette

Il pranzo di Babette (Babettes gæstebud, Gabriel Axel, 1987)

Quinto film del regista danese Gabriel Axel, suo successo mondiale, vince l’Oscar nel 1988 come miglior film straniero. Il pranzo di Babette è tratto dall’omonimo romanzo della scrittrice inglese Karen Blixen, resa popolare da Out of Africa che venne poi tradotto in versione cinematografica da Sydney Pollack nel 1985.

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Narra la vicenda delle due anziane sorelle Filippa e Martina, i cui nomi sono in memoria di Melatone e di Martin Lutero, figlie di un pastore protestante padre/padrone, per cui le figlie “sono come la mano sinistra e quella destra”. Le due sorelle hanno rinunciato ai beni terreni: amore e costruzione di una famiglia a favore della spinta religiosa, che indotta dal padre le ha portate a farsi carico della comunità di superstiti della parrocchia presso una zona isolata della Danimarca. In realtà nel romanzo la loro comunità era ubicata nei pressi di Berlevaag in Norvegia.

Nella loro gioventù Martina e Filippa avevano avuto due corteggiatori: l’ufficiale Lorens che non riuscendo a dichiararsi alla giovane Martina decide di seguire la carriera militare presso la corte sposandosi poi con una dama; e Il maestro di canto Achille Papin, rifiutato da Filippa, il cui corteggiamento porta la ragazza a disdire le lezioni e rinunciare alla sua passione e all’amato maestro. Questi personaggi vengono ritrovati dalle due sorelle molti anni più tardi, in un periodo oramai di senilità, quando la governante francese Babette vince la lotteria e decide di lasciare la comunità organizzando un sontuoso pranzo in onore della memoria del pastore.

Il cibo diventa protagonista assoluto di questo film: ingredienti bizzarri e sontuosi fanno parte del pranzo, come vini d’annata provenienti dalla francia ed una tartaruga. Le leccornie preoccupano la comunità perché rappresentano i piaceri mondani. Così senza ostacolare i desideri di Babette la comunità si promette di mangiare senza trarne piacere. Il cibo diventa metafora dei rapporti amorosi. Entrambi scatenano le nostre percezioni fisiche ed allontanano dallo spirituale quindi vengono eccessivamente rifiutati dalle vite della comunità protestante.

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Il loro stile di vita si può tradurre nel terzo stadio di Soren Kirkegaard ovvero quello religioso dove il rifiuto per i beni terreni porta ad un’ascesi paradisiaca. Martina e Filippa sono come le due sorelle di Lazzaro, alle quali è concesso solo di sbrigare le faccende della casa, occuparsi dei sofferenti e contemplare Dio. Infatti entrambe sembrano, per citare Thomas Hardy, “fatte di puro spirito” ed i sentimenti che ancora suscitano nei loro due oramai anziani corteggiatori sono di casto amore spirituale.

La visione di Dio da parte di Babette è totalmente opposta a quella dell’intera comunità. La donna non si distacca da quello che le offre la vita: accetta le sue sconfitte ed utilizza le sue fortune per “costruire un paradiso nella terra”. Una visione distante dal Dio cristiano, più vicina al destino, che non vuole l’uomo imprigionato in privazioni ma libero di svolgere il suo compito a cui è destinato.

Francesca Lampredi

Tomas Ticciati
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