Le soirée del Lux: quando lo spettatore incontra l’attore

PISA – Nello spazio polivalente del Cinema Teatro Lux, già casa di altre notevoli iniziative culturali, la sera del 21 novembre, si è svolta la prima soirée organizzata dei ragazzi dell’associazione The Thing: un’iniziativa geniale che consiste nel portare lo spettartore all’interno del processo di studio, produzione e rappresentazione di un testo teatrale. Nel corso della serata, infatti, in un ambiente informale che ha quasi il sapore di una comune degli anni Settanta, Luca Oldani, Salvatore Zappia e Luisa Briguglio hanno presentato due pezzi teatrali work in progress, proponendo al pubblico di assistere alle prove di un lavoro ancora in corso d’opera e utilizzando i presenti come “cavie” per testarne la validità. Non si è trattato quindi di una rappresentazione teatrale classica a cui il pubblico si dovesse rassegnare, ma di un tentativo di collaborazione tra attori, drammaturghi e fruitori. I presenti sono stati incoraggiati, infatti, a porre domande e a fare osservazioni sulle rappresentazioni della serata, entrambe di breve durata. E proprio per questo aspetto formativo e comunitario la serata era gratuita, se tralasciamo il costo irrisorio della tessera di iscrizione alla associazione The Thing, valida tra l’altro per tutto l’anno.

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Il primo work in progress è stato presentato da Luca Oldani: uno studio di personaggio su monologo, intermezzato da registrazioni della voce della madre del protagonista e da interazioni col pubblico. Il personaggio a cui l’attore ha dato vita è un ventenne del proletariato toscano negli anni settanta. Attraverso la discussione, durante l’intervallo, Luca ci ha spiegato i motivi per i quali ha scelto di cimentarsi nello studio di questo personaggio. Ha voluto lavorare sulla differenza tra violenza e volgarità di parola, presente nel testo, e quella di sentimento, che ritiene ormai parte della nostra quotidianità. Il protagonista, sebbene parli con voce oscena e aggressiva, è in realtà mosso da un grande amore. E questo grande amore che lui prova nei confronti delle donne, della politica e della famiglia ci porta al secondo motivo per cui l’attore ha scelto di studiare questo pezzo: Mario, il protagonista, vede costantemente deluso questo grande amore assieme a tutte le sue speranze. È, quindi, un personaggio molto attuale, di grande interesse per Luca, la figura di un giovane le cui grandi aspettative vengono tradite e che reagisce in maniera molto peculiare, con parole cattive che dipingono un animo nobile. Questo lo rende un uomo profondamente diverso da quelli del suo tempo, e qui arriviamo al terzo e ultimo motivo che ha spinto Luca ad affrontare questo personaggio: il tentativo di creare un uomo nuovo nel 2016, un uomo che, come Mario, reagisca diversamente alla delusione ma in un contesto moderno. Un uomo che riesca a creare un pensiero diverso. Luca probabilmente non porterà mai in scena il testo completo dello spettacolo di cui ci ha dato un assaggio, né tantomeno farà di nuovo questo monologo, come ci ha detto alla fine della serata. Continuerà invece attraverso altri testi a studiare queste tre tematiche legate tra loro. Un buon motivo per sperare di riuscire a vedere il proseguimento di questo studio in una prossima soirée al Lux.

Il secondo work in progress è Il Verme, testo inedito scritto da Salvatore Zappia. Il problema del protagonista di questo testo, Emilio, è di essere un annoiato cronico. Emilio cerca soluzioni per potersi liberare di quel verme nello stomaco che cresce e cresce che è la noia, come spiega al pubblico in  un monologo, dal ritmo vivace, intermezzato da sketch esilaranti messi insieme con l’aiuto di Luisa Briguglio, attrice praticamente trasformista, che riesce a passare dalla figura della  psicologa a qella della fidanzata, dal tecnico siciliano addetto al montaggio di specchi che ti fanno sprofondare nell’esistenzialismo, alla personificazione del futuro del protagonista. Parlandone con Salvatore, al termine della serata, abbiamo scoperto che il testo, nato una sera durante la quale era stato preso da un attacco feroce di noia e di esistenzialismo, era inizialmente inteso come un semplice monologo durante il quale il protagonista avrebbe dovuto raccontare i vari episodi poi messi in scena come sketch. Il testo si è infatti modificato e trasformato nel momento in cui lo ha letto a Luisa, suggerendo una sua possibile apparizione nel ruolo di psicologa nel momento in cui il protagonista racconta di una sua seduta all’improbabile Centro per Annoiati Cronici. Nel momento in cui hanno provato a improvvisare sul testo, sono nati altri sketch che funzionavano molto bene, dando una scansione più precisa e un maggior respiro al testo. Il testo, per come ci è stato rappresentato, presenta formalizzati soltanto alcuni di questi sketch, lasciando comunque spazio a un po’ di improvvisazione. Ma non è il prodotto finito: Salvatore ha intenzione ampliare la parte di uno dei personaggi transitori, Chiara, la fidanzata del protagonista, che mostra anche lei i sintomi di una infezione da verme della noia. Un vero e proprio lavoro in corso che spero possa evolversi, grazie al feedback positivo da parte del pubblico della soirée, in uno spettacolo completo.

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Il pubblico, sebbene incoraggiato dagli organizzatori a intervenire per creare un contatto con gli attori, ha risentito di una qualche rigidezza, forse abituato a quel tipo di teatro che dell’opinione personale dello spettatore se ne fa ben poco e intimidito dall’inusualità di questo primo confronto con la gente di spettacolo, sebbene in un’atmosfera totalmente informale e rilassata. Durante la prossima e, per me, tanto attesa soirée, sarà sicuramente posto  l’accento sulla necessità di confronto col pubblico e sulla validità di ogni opinione, soprattutto quella di chi ha avuto o ha tuttora pochi contatti col teatro: se l’obiettivo è la crescita e la costruzione di un linguaggio scenico o di un testo teatrale in collaborazione con lo spettatore, questi deve sentire più volte ribadito che qualunque suo commento, per quanto possa sembrare banale o inadatto, è invece prezioso. L’incontro tra spettatore e attore sarebbe a quel punto completo, immagine perfetta della visione geniale dei ragazzi dell’associazione The Thing: una visione che forma l’attore nell’incontro, che lo aiuta, ma che al tempo stesso forma lo spettatore, lo porta all’interno dei meccanismi del mondo dello spettacolo e lo fa avvicinare con entusiasmo a un nuovo approccio attivo al teatro. Perché se quel pubblico può allenarsi alla critica teatrale in un ambiente di condivisione come quello delle soirée del Lux, potrà poi sviluppare un pensiero critico proprio, più completo e circostanziato, quando si troverà ad assistere a rappresentazioni complete, oramai più consapevole del lavoro dell’attore.


Isabella Covelli

Francesco Bondielli
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