Shodō italiano: l’arte della scrittura del sé

La lettura rende un uomo completo, la conversazione lo rende agile di spirito e la scrittura lo rende esatto.

– Francesco Bacone –

Come può una frase occidentale, descrivere una pratica orientale?

Come può un occidentale esprimersi così bene nella pratica orientale?

Esatto” è la parola del concetto comune, che descrive meglio l’individuo che pratica la calligrafia, e che in essa si rispecchia; questa antica arte mette a dura prova chi la pratica,  non ammettendo sviste o false verità.

Ognuno è ciò che scrive in quel momento, ciò che la sua energia fa uscire dal suo gesto, che andrà a riempire uno spazio vitale e storico, e che rientra nella resa complessiva del risultato.

Una filosofia quindi, una meditazione, che trova il suo incipit nell’antica Cina e con il tempo viene assorbita e rielaborata dalla cultura giapponese, e che si scontra con l’Occidente ed il suo concetto di scrittura: non si tratta solo di parole, non si tratta solo di inchiostro, non si tratta solo di gesti. Il pennello è un’emanazione della persona, perciò neanche il termine “calligrafia” è corretto perché non riesce ad esprimere la complessità e la difficoltà di quest’arte composta da più vie, da più stimoli, da più radici.

In questo tipo di arte non si parla di gesto come figura, ma di gesto come creazione: c’è una ritualità dietro ogni movimento, frutto non solo di un buon esercizio, ma anche di una padronanza di sé e dello spazio.

Il termine identificativo è quello di “Shodō”, che significa “via della scrittura”, e lo si rintraccia nella lingua giapponese per tramutare ciò con cui in Cina si chiamava “arte della scrittura”: questo è composto dai due ideogrammi che identificano l’azione dello scrivere e quella del percorso necessario che porta al risultato più vero.

Il concetto di percorso, dato dal temine “”, è quello veramente caratterizzante poiché esso viene usato ancora oggi per identificare e distinguere il fare pratico proprio di un’arte che, in quanto tale, implica impegno costante e perfezionamento continuo.

shodo1Ed è proprio questo tipo di energia che trasmette la mostra “Shodō Italiano- Arte della Calligrafia Giapponese” inaugurata il 13 novembre presso i Granai di Villa Mimbelli di Livorno. La mostra, che durerà fino all’ 8 dicembre, è organizzata grazie al prezioso connubio tra il Comune di Livorno e lAssociazione Asd Oriente, ed ha la sua grande importanza nell’essere la prima mostra italiana di questo tipo di arte: esordendo a Tokyo lo scorso anno presso l’Istituto Italiano di Cultura, essa ha mostrato la potenza espressiva di questa contaminazione culturale tra Italia e Giappone, che ha visto una nuova via di questa disciplina, stupendo molto per la sua particolarità.

In occasione dell’inaugurazione, abbiamo intervistato il Maestro titolare della Scuola Italiana di Calligrafia Bokushin Kai, Norio Nagayama autore di molti libri sulla materia, ed importante insegnante dell’arte della calligrafia in Italia.

La mostra “Shodō Italiano- Arte della Calligrafia Giapponese” inaugurata il 13 novembre presso i Granai di Villa Mimbelli di Livorno

La mostra “Shodō Italiano- Arte della Calligrafia Giapponese” inaugurata il 13 novembre presso i Granai di Villa Mimbelli di Livorno

Come sei arrivato alla calligrafia? Ti è sempre piaciuta?

Oh be.. in Giappone andare a scuola di Calligrafia è come praticare la danza qui in Italia! Per i genitori è motivo di vanto e prestigio mandare i propri figli ad imparare quest’arte, così fu anche per mio padre…anche se a me la calligrafia non piaceva!!
Sono andato avanti per senso del dovere.. e grazie alla moglie del maestro, che ci offriva sempre dei dolci alle lezioni!!(ridendo)

Come nasce questa avventura della scuola itinerante? Come ti sei sentito difronte a questa proposta?

Ero a Genova, e per vivere vendevo calligrafie. Un giorno, un professore di matematica si avvicinò e mi disse “perchè non lo insegni?”: sua moglie gestisce una palestra di Yoga che avrebbe ospitato il mio corso. Con il tempo le città sono aumentate: non più solo Genova, ma tante altre arricchirono questo percorso, come ad esempio Milano, Bologna, Roma, Livorno, Lugano…. tutta l’Italia!
È stato un impatto alquanto forte, anche se devo ammettere che il mio primo pensiero fu che questa arte era decisamente troppo difficile per gli italiani.
Oggi invece, ad anni di distanza, sono molto orgoglioso e contento dei miei allievi!

Ti piace essere, ed essere definito, un “maestro errante”?

Si! Mi piace molto.. ma sai mi piacerebbe anche stabilirmi, avere una sede fissa: con l’età è sempre più faticoso gestire tutte le distanze che ci sono fra le varie scuole!

Qual’è il significato del titolo“Maestro non più giudicabile?”

Questa tecnica implica un constante miglioramento: proprio come ogni disciplina, essa ha dei livelli, dei “muri”. Ogni volta che si raggiunge un determinato livello, esso va sempre superato, quando si arriva a quelli più alti si può essere dei professionisti dell’arte della Calligrafia, e permettersi di farne una propria espressione d’arte, sia di insegnarla a livello di professionisti.
Ma, bisogna anche avere le capacità per insegnarla, soprattutto perchè voi occidentali avete bisogno della spiegazione, dice ridendo, vedi, noi non parliamo molto. A lezione il maestro esegue e noi osserviamo.
Impariamo visivamente.. Voi no, avete il costante bisogno di ragionare, e servono le parole!! anche questo è stato un muro da superare per me!

Il Maestro Norio Nagayama nella dimostrazione di Shodō avvenuta in sede di inaugurazione

Il Maestro Norio Nagayama nella dimostrazione di Shodō avvenuta in sede di inaugurazione

Cosa credi di aver trasmesso di più ai tuoi allievi? E cosa hai ricevuto in cambio?

L’energia. La capacità di riconoscere e trascrivere la propria energia spirituale per poterla trasmettere, affinchè arrivi a chi vede o legge.
I miei allievi invece mi hanno donato l’istintualità: ovvero il concetto di “andare al di fuori degli schemi”.
Noi giapponesi siamo molto più “rigorosi” (ridendo), nel senso che non ci poniamo il problema di superare o cambiare il limite posto dalla nostra tradizione calligrafica. I miei allievi italiani invece, non essendone veramente impregnati, sono stati capaci di superare questi limiti, andando oltre i muri della tecnica: si può dire che hanno creato un nuovo stile calligrafico!
Grazie a loro quindi mi sento di poter dire che sono più forte dei miei consaguinei, perché ho imparato che si può essere più liberi anche in questa forma d’arte.

L'importante fase di chiusura dell'opera: l'imprimitura del sigillo del Maestro

L’importante fase di chiusura dell’opera: l’imprimitura del sigillo del Maestro


Quali sono state le difficoltà dei primi tempi? Hai notato dei blocchi particolari nei tuoi allievi italiani?

La difficoltà più grossa dell’imparare questa tecnica è l’esporre i propri sentimenti, le proprie emozioni: ognuno di noi tende al proprio pudore.
Inoltre, proprio come nella scrittura, vi è un percorso di apprendimento che richiede costanza ed impegno nel tempo.
Ma negli italiani c’è un buon materiale: sono capite e fatte proprie le esigenze di esercizio e costanza, e non spaventano, forse perchè la cultura italiana è quella del “fare” per eccellenza, lo avete nel sangue!

Come ha reagito il pubblico giapponese alla mostra dello scorso anno tenuta all’Istituto Italiano di Cultura di Tokyo?

Si sono spaventati! Non credevano che gli italiani potessero essere così bravi e raggiungere questi livelli. Credo che abbiano iniziato ad aprire gli occhi a riguardo..
Per questo il mio sogno futuro è il realizzare tante mostre di calligrafia italiana, soprattutto in Giappone: vorrei davvero che questo scambio continuasse e che le persone aprissero sempre di più gli occhi, perchè tutto questo mio lavoro sta avviando un bel percorso di scambio interculturale ed io voglio trasmetterlo a tutti!

Il Maestro Norio Nagayama e la sua ultima opera

Il Maestro Norio Nagayama e la sua ultima opera

 

Chiara Lo Re

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One comment to “Shodō italiano: l’arte della scrittura del sé”
  1. Il maestro Norio Nagayama….è eccezionale…ho avuto il piacere di fare 2 lezioni con lui…..peccato non poter vedere la mostra a Livorno, perché salgo su il10 ….speriamo che la faccia anche a Napoli ♥

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