Satire

1Parigi, 7 Gennaio 2015, ore 11:30 a.m.

L’impaginato dev’essere perfetto, devo pensare alle copie, a dove verranno spedite, a come organizzare le vignette. Non posso chiedere ai vignettisti perché sono già tutti in riunione con il capo ed io mi ritrovo a fare avanti e indietro tra gli uffici. Devo arrangiarmi in qualche modo per far si che tutto fili liscio.

Come se non bastasse a chi tocca fare la stampa dei vari impaginati da scegliere?  Ebbene, mentre il resto degli uffici andavano avanti, io mi trovavo quasi a dover dare i calci alla stampante che si era inceppata. Mi serviva decisamente una mano ed I passi di Coco nel corridoio mi fanno sperare. Subito scatto fuori e la raggiungo cercando di convincerla ad aiutarmi.
Era così di fretta che non mi sono resa conto di non aver fatto in tempo a finire la richiesta che già eravamo al piano terra. In queste due rampe di scale scese insieme lei, probabilmente, neanche mi stava ascoltando. Credo dovesse andare a prendere la figlia.

Concentrata sulla porta d’uscita, si mette il cappotto; ma proprio in quel momento si blocca, ricordandosi che le avevo fatto compagnia, anche se per poco. Così dolcemente mi chiede se per caso avessi bisogno di qualcosa ed io, sconcertata e amareggiata le dico di non far caso alla mia richiesta. Così mi volto verso le scale rimboccandomi le maniche e  pensando a quella maledetta stampante d’aggiustare.

Ecco. Il momento che non scorderò mai più in vita mia. Il momento il cui i secondi sembravano secoli. Avevo quasi finito la prima rampa di scale quando dietro di me sento urla e spari. D’istinto salgo l’ultimo gradino e mi nascondo dietro una parete. Di soppiatto riesco a vedere Coco in stato di shock nascosta sotto la scrivania all’ingresso. Poi un mitra. Poi un uomo incappucciato. Corro ad avvertire gli altri. Dovevano scappare. Io continuavo a sentire questa presenza alle calcagna. Li sentivo parlare. Erano due uomini francesi che parlavano di vendetta. Sento altri spari. Hanno bloccato dei giornalisti ordinandogli di dirgli dove si trovassero i vignettisti. Corro ancora, salgo altre scale. Nella redazione si era creato il panico. Il fuggi fuggi generale. Il caos che si genera solo durante una calamità o, come in questo caso, una strage. I miei colleghi stavano morendo, altri venivano feriti e cosi si lamentavano. Lamenti indimenticabili. Altri amici si buttavano dalle finestre nella speranza di non morire. Altri si rifugiavano sui tetti. Così feci anche io. Tremando. Continuavo a sentire spari, poi urla, poi spari, pianti e di nuovo urla. Poi delle sirene. Lì svenni. Non so cosa sia successo durante; so solo che la redazione è stata colpita e con lei è caduto il suo significato. Sgretolato nel giro di poco.

Satira è critica ironica, non sarà mai violenza.

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