Gioachino Rossini: Arie Sublimi e Delizie Gastronomiche

Rossini è stato un’anima prodiga, ha profuso musica, amicizia, amore e ricette, ha goduto la sua vita a piene mani, ha vissuto per la musica e con la musica, ma anche, e forse soprattutto, per la cucina. Ci sono centinaia di aneddoti che parlano di questa sua passione, e ne parlava molto anche il suo corpo, morbido e con una bella pancia, che lui sosteneva essere la dimostrazione del suo bernoccolo per la cucina!

Oltre che la sua splendida musica, ci ha lasciato molti aforismi sul cibo e divertenti elenchi dei suoi alimenti preferiti. Dagli aforismi si evince la sua filosofia di vita, che ha amato moltissimo. In fondo era scampato da bambino a un destino tremendo: aveva una bellissima voce e si pensò di castrarlo! Il 1700 era agli sgoccioli, ma ancora il canto dei castrati era considerato sublime.

Farinelli, una delle più celebri voci bianche del ‘700

 

Sfuggito per poco a un destino crudele, oltre il canto e vari strumenti, studiò composizione, e in pochi anni scrisse opere che ebbero un incredibile successo: fu ammirato da Stendhal, che amò oltremodo il suo virtuosismo melodico, da Balzac, da Dumas, da politici e intellettuali, nobildonne e cantanti, musicisti e grandi cuochi, e dal popolo minuto che canticchiava le sue divertenti melodie. Cambiò spesso città (Napoli, Vienna, Londra, Genova, Venezia e Parigi), amò donne bellissime, ed ebbe due mogli: la prima fu la soprano Isabella Colbran, di origine spagnola, che Stendhal descriveva così: ”… una figura splendida, con occhi di fuoco da circassa, una foresta di capelli e l’istinto da tragedia…”. L’aveva conosciuta a Napoli, città che amava e in cui visse sei anni, e da cui, anche in seguito, si faceva spedire pacchi di maccheroni, che reputava i migliori d’Italia. La seconda moglie fu Olympe Pélissier, conosciuta quando si era trasferito a Parigi con la prima, e pensare che lo volevano far diventare un evirato cantore!

Secondo Balzac, che l’aveva amata e che quindi la conosceva bene, Olympe era la più bella cortigiana della città. Dopo aver lasciato la Colbran, Rossini e Olympe vissero insieme fino alla morte del compositore.

Horace Vernet, Studio di Olympe     Pélissier

Ironico e geniale, Rossini afferrava con la stessa intensità la vita e i cosciotti, lui stesso raccontava che aveva pianto solo tre volte, la prima quando una sua opera non aveva avuto successo, la seconda quando aveva ascoltato Paganini e l’ultima, ma forse last but not least, quando durante una gita in barca gli era caduto un tacchino tartufato nell’acqua! Vero spirito dionisiaco scrisse:«L’appetito è per lo stomaco ciò che l’amore è per il cuore… Mangiare e amare, cantare e digerire: questi sono in verità i quattro atti di questa opera buffa che è la vita e che svanisce come la schiuma di una bottiglia di champagne. Chi la lascia sfuggire senza averne goduto è un pazzo». Come accade spesso agli affamati di vita, aveva però lunghi periodi di depressione, e l’affermazione di aver pianto solo tre volte era probabilmente solo una boutade. Penso che, profondamente sensibile, lo volesse mascherare ai più.

Fra pianti e risa Rossini a Parigi sviluppò la sua passione culinaria, e incontrò il più grande cuoco dell’epoca, Antonin Carême, detto. Lo conobbe a casa del Barone James Mayer de Rothschild, dove Rossini era spesso ospite.

Antonin Carême

Careme era chef del Barone e nutrì un’ammirazione profonda per il compositore: parlava di Rossini come dell’unico che l’avesse veramente capito, e durante la loro amicizia, interrotta solo dalla morte di Carême, i due si scambiavano ricette e consigli. Carême gli dedicò piatti e torte bellissime, come quella creata nel 1829 per la prima del Guglielmo Tell: una meravigliosa torta di mele, sormontata da una balestra e una mela cristallizzata trafitta da una freccia d’argento, che dopo di lui nessuno riuscì a ricreare.

Anche Rossini in quegli anni creava e sperimentava ricette, cercando accostamenti originali ma, e va ben detto, mai dietetici! In una lettera descrive la ricetta di una sua nuova insalata con i tartufi (era fissato con gli aromatici funghi ipogei!) affermando che secondo lui doveva essere molto più interessante della sua ultima opera! Preparava le sue ricette attenendosi a un preciso cerimoniale, e curando con attenzione e minuzia ogni particolare. Il giornalista gastronomico Fulbert Dumonteuil così descrisse Rossini mentre preparava uno dei suoi piatti preferiti, i famosi Maccheroni alla Rossini: «Fu allora che comparve Rossini, che con la sua delicata mano grassottella scelse una siringa d’argento. La riempì di purè di tartufi e, con pazienza, iniettò in ogni rotolo di pasta questa salsa incomparabile. Poi, sistemata la pasta in una casseruola come un bambino nella culla, i maccheroni finirono la cottura tra vapori che stordivano. Rossini restò là, immobile, affascinato, sorvegliando il suo piatto favorito e ascoltando il mormorio dei cari maccheroni come se prestasse orecchio alle note armoniose della Divina Commedia».

Benché amasse molto la cucina francese, era sempre alla ricerca di ingredienti italiani che gli ricordavano la sua gioventù, e spesso scriveva agli amici per farsi mandare i suoi ingredienti preferiti: ecco allora che da Ascoli il violoncellista Giovanni Vitali gli spedisce tartufi e olive, da Milano l’editore Ricordi il panettone, dalla Lombardia il Marchese Brusca stracchino e gorgonzola, e da Bologna il famoso salumaio Bellentani tortellini e mortadella.

Era anche un attento intenditore di vini, e anche attorno al vino ci sono gustosi aneddoti. Una volta il Barone de Rothschild aveva omaggiato Rossini con alcuni grappoli delle sue uve migliori, e Rossini nel ringraziarlo scrisse: «La vostra uva è eccellente, e vi ringrazio, ma il vino in pillole non mi piace affatto». Il Barone capì subito, e gli fece recapitare alcune bottiglie del suo migliore Château Lafite.

Ma Rothschild non era il solo che gli inviava il vino. Il suo talento musicale aveva affascinato veramente tutta Europa, tanto che persino il Re del Portogallo, che era un suo grande ammiratore, gli inviava il Porto della sua Riserva Reale!

Intanto Rossini e Olympe, nella loro bella villa di Passy, fuori Parigi, tenevano un salotto culturale, dove Rossini riceveva giovani compositori e i personaggi più in vista di Parigi: si cantava e si eseguiva musica, e si pronunciavano le battute più argute e pungenti, che poi circolavano per tutta la città. Dal momento che non di solo spirito è fatto l’uomo, le serate finivano spesso con grandi cene, anche se Olympe negli ultimi anni lo teneva a stecchetto, obbligandolo solo a spelluzzicare.

 

Così Rossini, che si era sempre divertito a mescolare musica e cibo, negli ultimi anni compose i Peccati di Vecchiaia, dove alcuni deliziosi brani hanno titoli culinari: nei Quatres hors d’ouvres ci sono I ravanelliLe acciughe, i Cetrioli e Il Burro, e nei Quatre Mediants ci sono i Fichi secchi, Le Mandorle, Le nocciole e Le uve. Che cosa di meglio che mangiarli ascoltando la sua musica!

Se proprio volete provare alcune ricette di Rossini, o a lui dedicate, sappiate che per farlo non si può essere vegani, vegetariani o macrobiotici, e non bisogna preoccuparsi delle conseguenze che potrebbero avere sul vostro fegato. Comunque una buona tisana digestiva può sempre servire, dopo!

Io proverei i famosissimi Tournedos, perché sono i più semplici da fare:

ingredienti: 4 filetti di manzo, 4 fette di pancarrè, 2 tartufi neri, 4 cucchiai di brodo di carne ristretto, 300 gr di fois gras, 3 cucchiai di vino Madera, 1 cucchiaino di farina, 100 gr di burro

Tagliate le fette di pane della stessa dimensione dei filetti e fatele dorare in due noci di burro, poi tenetele in caldo. Tagliate anche quattro fette di fois gras, più piccole della dimensione dei vostri filetti, e tenetele da parte. Fissate il bordo dei filetti con lo spago, e fateli cuocere con il restante burro, prima a fiamma vivace per un minuto, e poi a fiamma più bassa, per 8 o 10 minuti a seconda se li amiate al sangue o più cotti. Toglieteli dalla padella, adagiateli sulle fette di pancarrè e teneteli al caldo. Nella stessa padella fate insaporire le fette di fois gras per pochi secondi e poneteli sopra le fette di carne. Sopra il fois gras disponete le rondelle di tartufo che avrete precedentemente preparato, eliminate lo spago e impiattate. Nella stessa padella di cottura versate il Madera e il brodo per ottenere una salsa fluida (se necessario potete addensare con poca farina di mais), versatela prontamente sui tournedos e, mentre ascoltate un’opera di Rossini, mangiate!

Claudia Menichini
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