Recita dell’attore Vecchiatto nel Teatro di Rio Saliceto

La sala Cieslak del Teatro Era non ha una tipica scena all’italiana, ma è ugualmente perfetta, raccolta e intima, quando accoglie la lettura drammatica del testo di Gianni Celati, Recita dell’attore Vecchiatto nel Teatro di Rio Saliceto. Gli interpreti sono due, Claudio Morganti ed Elena Bucci, ovvero Vecchiatto e la moglie Carlotta.

Recita dell'attore foto di Stefano Vaja 2_

La storia invece sì, che è tipicamente italiana: il grande attore veneziano, Attilio Vecchiatto, stimato da Laurence Olivier, acclamato nei maggiori teatri del mondo, fa ritorno in Italia nel 1988 assieme alla moglie, inseparabile e fedelissima compagnia nella vita e nell’arte, e si trova davanti una platea semi-deserta. C’è solo un’anziana signora, “una vecchia campagnola con la sporta” come la definisce lo stesso Vecchiatto sbuffando incredulo, e qualche ragazzino chiacchierone, che ha scambiato il teatro per il bar del paese.

Com’è possibile che nessuno venga ad applaudire la stella? Perché questi campagnoli “cresciuti tra i maiali e la puzza di maiali” non afferrano al volo l’immenso privilegio di vedere l’inimitabile Attilio Vecchiatto nel proprio teatro di paese?

Voci di corridoio parlano di un buffo qui pro quo, forse lo spettacolo non era stato allestito al Teatro Monatanari, chiuso per restauro nel ’77.

Ma tutto ciò non lenisce la ferita di Vecchiatto, che sente su di sé la “colpa” dell’età.

Un testo magistralmente interpretato da due straordinari attori, capaci soprattutto di creare una superba alchimia tra le voci dei personaggi.  La scelta di una lettura poi rafforza la duplicità dell’interpretazione: Morganti soprattutto, è un po’ sé stesso e un po’ Vecchiatto, i due punti di vista coincidono e divergono continuamente nell’evoluzione dello spettacolo.

Recita dell'attore - foto di Stefano Vaja 1Incalzanti, a tratti intimi e sussurrati, gli scambi di battute, dai quali esce un Vecchiatto burbero, altezzoso e stanco ed una moglie devota e rassegnata.      Un testo divertente e malinconico quello di Celati, che porta senza fatica a riflettere sul mestiere dell’attore.

Qualcuno dice che la storia di questo attore è inventata, ma l’invenzione è la realtà degli artisti e Vecchiatto è spirito e carne di tutti gli attori, ne è emblema, spietato simbolo e dunque, a mio avviso dovrebbe essere anche il nostro santo patrono.

                                                                    Claudio Morganti

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Chiara Lazzeri

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