Reazione a catena

Reazione a catena (Mario Bava, 1971)

Giovedi 26 Febbraio 2015, alle 21:45, nell’ambito del Cineforum “Nuovo Cinema Inferno” organizzato da “Torpedo Lucca”, verrà proiettato Reazione a catena di Mario Bava. La proiezione avverrà alla Biblioteca popolare S.Concordio – Ex circoscrizione 7 – Via Urbiciani 362, Lucca.

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L’importanza di un film come Reazione a catena rimarrà per sempre scolpita nella storia del cinema horror internazionale. La pellicola di Bava, derivata da un soggetto di Dardano Sacchetti e Franco Barberi, racchiude in sé tutta la modernità che permeava il cinema del regista sanremese.

Reazione a catena si presenta allo spettatore come uno slasher-ante litteram, nel quale gli omicidi (ben 13, più o meno citati in svariati horror americani anni ‘80) si rincorrono senza soluzione di sosta fino al beffardo finale.

Bava intinge la sua poetica pessimista nel rosso e nel nero: il rosso per il sangue e il nero per il modo in cui sono trattati tutti gli essere umani facenti parte di una società che, immediatamente superata l’era contestatrice, si è votata al bieco consumismo e alla speculazione edilizia.

Reazione a catena3Quest’idea della nascita della società dei consumi all’alba degli anni ’70 anziché degli anni ’80 – come solitamente viene detto – è mutuata dalle tesi dibattute dallo storico Eric Hobsbawm sul suo famoso libro “Il secolo breve. Detto questo, Bava era un uomo che proveniva dall’arte: prima di diventare regista faceva il pittore, il fotografo di scena e il direttore della fotografia (continuandolo a fare per una larga fetta dei suoi film), quindi il taglio politico e l’idea di superare “a sinistra” il thriller argentiano (quando paradossalmente Argento era più a sinistra di Bava) fu probabilmente del già citato Sacchetti – dichiaratamente di sinistra (Nocturno Dossier 24) – che in una dichiarazione contenuta nella “Storia del cinema horror italiano” di Lupi affermò che il soggetto doveva e poteva essere letto come una metafora del Sessantotto: “i figli abbandonati dai genitori che pensano solo a far soldi per assicurare il benessere economico ai figli, uccidono i genitori che intanto hanno fatto una strage per ereditare”.

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Tomas Ticciati
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