Ragazzi… a sedere smettetela di fare buriana!

Ragazzi… a sedere smettetela di fare buriana! Il maestro entrava in classe e il chiasso finiva immediatamente, tutti i ragazzi si mettevano a sedere, buoni e zitti. Non si sentiva volare una mosca, ma nemmeno faceva così tanto freddo in classe, anche se molti d’inverno avevano i calzoni corti e le ragazze le calze alte di lana colorata. In classe c’erano le stufe di coccio rosso, mandate a legna, che il bidello accendeva prima della campanella delle otto. Eppoi, non fate buriana! a posto! il maestro lo diceva anche a maggio e giugno, quando la scuola stava per finire e faceva pure caldo.

Lavagna dei buoni e dei cattivi

Oggi anche il maestro più politicamente corretto direbbe, smettete di fare casino! Richiamando il trambusto ansimante delle case di malaffare invece che lo scompiglio portato dalla bora; e i ragazzi anche oggi smetterebbero (forse) di fare rumore per ascoltare la lezione, immemori del significato della parola casino.

Buriana era la confusione e il disordine lasciato da un gruppo di scalmanati che faceva baccano. Buriana era anche il nome del vento che veniva da nord attraverso le valli tra i monti (tramontana) e l’indicazione di una previsione metereologica:

Quando Monte Morello c’ha il cappello e la Calvana la sottana, domani l’è buriana.

Quando Monte Morello c’ha il cappello, fiorentino piglia l’ombrello.

La Calvana innevata sopra FIrenze

Nell’era pre-meteo-web, per conoscere il tempo e decidere come uscire di casa, ai fiorentini bastava guardare Monte Morello da solo (pioveva) o Monte Morello e la Calvana insieme (nevicava). Almeno si sapeva che cosa fare e come vestirsi, anche senza touch.

Oggi anche la Buriana si è globalizzata, invade tutta l’Italia e non solo la piana fiorentina come un vento di tramontana. Il vento freddo che arriva dalla steppe russe non conosce confini, punge forte e fa aumentare la percezione del freddo, come si usa dire oggi. Si chiama momentaneamente Bora a Trieste e ridiventa Buran nelle altre regioni dove impazza a fare casino. Soprattutto, porta scompiglio nell’organizzazione della vita di ognuno di noi, che in questi giorni ne godiamo gli effetti.

Neve e ghiaccio dappertutto. Gente che fa a pallate di neve in Piazza San Pietro, che attraversa con gli sci ai piedi piazze e viali, ma anche treni fermi, lezioni sospese in molte scuole, ragazzi a casa, magari a fare buriana e pure casino.

Roma, neve in Piazza San Giovanni

Di secondo ordine sono le questioni lessicali. Molti chiamano Burian il vento che spazza gelido tutta l’Europa, con la “i” al centro. Ma siccome arriva da est il nome giusto è Buran direttamente dalla lingua russa col significato di vento molto forte. E meno male che prima di arrivare qui da noi si riscalda un po’, evitandoci i -20 e i -30 gradi di Mosca e dintorni.

Eppure il nome del vento gelido è legato non solo al bianco della neve e del ghiaccio, ma anche a un luogo molto colorato, il paese di Burano, Buràn in veneto, che sorge su quattro isolette nella Laguna Veneta settentrionale, a nord-est di Murano. La posizione geografica la espone alla continua ventilazione che è ritenuta anche causa dell’immunità dalla malaria goduta in passato dal luogo.

Le case colorate di Burano

Anche i vivaci colori delle case, che oggi mettono allegria ai turisti estivi, hanno però un’origine meteorologica freddina. Si dice infatti che i pescatori, tornando a casa nel fitto della nebbia della laguna, avessero ognuno dipinto la propria abitazione con un colore diverso per riconoscerla. Altri, più poetici, dicono che le case di Burano hanno colori vivaci perché i marinai al rientro dalla pesca potessere riconoscere la propria casa anche da lontano, prima di entrare in porto.  

 

 

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