Una rapida scorsa ai grandi nomi della musica colta potrebbe far sembrare che l’universo musicale sia integralmente dominato dalla figura del compositore uomo: non si incontrano altro che Johann, Ludwig, Antonio, Maurice, Gabriel, Giuseppe, Wolfgang, Gioacchino, Claudio, William, insomma un’interminabile filza di uomini. Eppure la realtà è ben diversa perché le donne hanno sempre rivestito un importante ruolo nella composizione (nell’esecuzione, poi, non ne parliamo!), solo che a differenza di quanto sostengono i portatori d’acqua di certe teorie oscurantiste – cioè che sostengono che le donne fossero costantemente ostacolate dai colleghi uomini – sono state progressivamente dimenticate col passare del tempo, esattamente come molti dei loro colleghi.
A causa della nostra labile memoria, che ha ingiustamente obliato il nome di molte compositrici, tanti potrebbero sorprendersi del fatto che è attestato un gran numero di composizioni vergate dalle penne delle trobaritz provenzali, dedicate ai loro cavalieri, così come è attestato un elevato numero di composizioni sacre ad opera di monache coeve: uno degli esempi più noti è la benedettina Sant’Ildegarda di Bingen, vissuta tra l’XI e il XII secolo e autrice di una celebre raccolta di canti sacri. Addirittura nel XVIII secolo si arriverà a Maria Rosa Coccia che sostenne l’esame di composizione alla Congregazione di Santa Cecilia in Roma (l’attuale Accademia) con il seguente esito: «[…] essendo stato dall’Esaminatori deputati dalla nostra Congregazione esaminata, ed approvata la Signora Maria Rosa Coccia, in qualità di Maestra di Capella, concediamo libera, ed amplia facoltà alla medesima di poter esercitare l’Impiego pubblico di Maestra di Capella in questa città di Roma con tutti gl’onori, preeminenze, dritti, e ragioni, sotto le Leggi, Statuti, Ampliazioni e Dichiarazioni confermati con Autorità Apostolica […]», sostenne poi lo stesso esame presso l’Accademia Filarmonica di Bologna, circostanza in cui la sua prova d’esame – una Fuga – venne accostata alle stesse composizioni bachiane ottenendo il plauso della commissione dell’Accademia, la stessa Accademia che solo alcuni anni dopo conferì il diploma anche a Wolfgang Amadeus Mozart.

Teresa Procaccini
Naturalmente la figura del compositore donna si è parallelamente sviluppata anche all’esterno del mondo ecclesiastico: nel Rinascimento non sono mancati raffinati compositori di madrigali e melodrammi come Barbara Strozzi e Francesca Caccini, detta «la Cecchina», figlia del grande Giulio Caccini, mentre il Settecento è stato illuminato dalla gloriosa figura di Maria Teresa Agnesi, clavicembalista e compositore di una squisita eleganza, autrice – tra i vari titoli – di una meravigliosa Sonata in fa maggiore per fortepiano, un Concerto in fa maggiore per archi e cembalo e della raffinata opera Ulisse in Campania.

Maria Teresa Agnesi
L’Ottocento musicale, invece, ha ospitato due straordinarie figure musicali: Fanny Mendelssohn, sorella del celebre Felix, e soprattutto Clara Wieck Schumann all’epoca celebre tanto come virtuosa del pianoforte – anche dopo il matrimonio con Robert Schumann proseguì per molti anni le proprie tournée in tutta europa – quanto come affermato compositore, per giunta d’altissima levatura come testimonia lo splendido Trio per violino, violoncello e pianoforte op. 17.

Clara Wieck Schumann
E oggi? Viene quasi da domandarsi se dopo un simile passato di splendore – perché i nomi riportati sono solo una manciata rispetto alla numerosa realtà – anche questo secolo e lo scorso abbiano fornito un tale apporto alla musica per mezzo di penne femminili. Naturalmente la risposta non può essere che affermativa, anzi, se in passato è comunque possibile constatare una certa misoginia verso le compositrici, oggi bisogna riconoscere un ampio ed acclamato numero di compositori donne e, se vogliamo anche con una punta d’orgoglio, si può ben dire che l’Italia in questo abbia fatto la sua parte, grazie a straordinari Maestri come Irma Ravinale, Teresa Procaccini, Silvia Colasanti, Biancamaria Furgeri, Ada Gentile, Gabriella Cecchi, per non citare che i nomi più in vista. Insomma, come in tutti gli altri campi dell’arte e delle scienze anche nella musica l’apporto delle donne è fondamentale, anche nell’individuazione di nuove strade ed impulsi che altrimenti rimarrebbero silenti. Forse per sempre.
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