Se l’amore svela la “normalità” delle psicosi

qualcosa_e_cambiato

La locandina di Qualcosa è cambiato (As Good as It Gets, James L. Brooks, 1997)

 

Melvin Udall, il protagonista di “Qualcosa è cambiato” (As Good as It Gets, James L. Brooks, 1997), è uno scrittore di romanzi rosa affetto da una sindrome ossessivo-compulsiva: la ripetizione di un’azione un determinato numero di volte gli consente di condurre una vita per gli altri incomprensibile, ma per lui perfettamente regolare, scandita nel dettaglio e, per questo, tranquilla.

La differente percezione di tali fenomeni, come la necessità di chiudere le serrature con esattamente cinque mandate e il bisogno di andare a pranzo alla stessa ora e allo stesso identico tavolo, lo costringe a una vita solitaria: è incapace di comunicare con gli altri, perché parla un linguaggio troppo differente da quelli che vengono considerati normali. Isolato e arroccato nel suo appartamento (che ha, però, una stanza in più, «non si sa mai») fabbrica libri e si approccia con atteggiamento aggressivo e astioso al mondo esterno, che, tuttavia, lui osserva con il filtro di questo sostrato di riti: gesti ripetuti, numeri magici e fortunati gli danno la possibilità di esaminare e afferrare cose che agli altri sfuggono, presi dalle loro vite frenetiche e confusionarie.

A rompere questo perfetto equilibrio che solo i numeri, con la loro immutabilità, riescono a creare, ci pensano due personaggi, che, come afferma lui stesso, lo «sfrattano» dalla sua stessa vita. Il primo è il vicino di casa, un pittore gay con un amore sconfinato per il suo cane; la seconda è la cameriera del ristorante dove Melvin va a mangiare tutti i giorni alla solita ora e al solito tavolo (a costo di mandare via a male parole chi si azzarda a sedersi lì). Simon, il vicino di casa, è l’esatto opposto di Melvin: sensibile, incapace di farsi valere e soprattutto molto ingenuo. Verrà infatti aggredito e picchiato a sangue in casa propria mentre sventa per puro caso un furto. Immobilizzato in ospedale per un certo periodo di tempo, è costretto a lasciare il suo tesoro più prezioso, il suo cagnolino, alle cure di Melvin, il quale, per la prima volta, avrà un ospite in casa sua.

Ed è proprio la forma più istintiva di amore, verso un cane indifeso e solo che si aggira stile marines per la casa per non disturbarlo ciò che spingerà Melvin a «cambiare schema», per la prima volta. Purtroppo, come dice lo stesso protagonista, questo amore è falsato da un «trucco», quello, cioè di dare del cibo all’animale, per cui Melvin passa oltre, cercando di creare una relazione, un rapporto «normale» con la cameriera, Carol. Questo amore, difficile, quasi impossibile da ammettere, lo spingerà ogni giorno di più a migliorarsi e addirittura a prendere le «odiosissime» pillole che lo psichiatra gli aveva consigliato e prescritto: Melvin vuole tentare in tutti i modi di superare i suoi limiti e conquistarla, anche se con le sue piccole manie.

Nel frattempo lo scrittore stringe, finalmente, un rapporto di complicità anche con Simon. Particolarmente interessante è, infatti, il solo apparente contrasto tra i due. Le differenze sono a primo acchito abissali, ma a ben guardare essi sono le due facce di una stessa medaglia: usciti da esperienze familiari che li hanno, in maniera diversa, colpiti profondamente, sono entrambi osservatori, non solo spettatori del mondo.

Simon cerca l’essenza, la personalità delle persone in quello che lui chiama un «lampo», in una loro particolare posa, un gesto, un atteggiamento che poi può mettere su tela. Il suo metodo è però comunemente accettato dalla società, che lo inquadra nella tradizionale categoria dell’artista, del pittore. Diversamente, Melvin è capace di cogliere le sfumature della vita, anche quella di tutti i giorni, perché dalla sua non ha niente da aspettarsi. La sua vita è scandita da gesti ripetuti, da abitudini a cui non può rinunciare ed è da questo osservatorio “privilegiato” che può vedere cose che gli altri non riescono a notare. I numeri, dunque, sono l’arma che Melvin utilizza per avere una vita regolare e da lì scrutare gli altri, con cui, però, non riesce ad entrare in contatto.

Così distanti nell’apparenza, sono invece entrambi osservatori del mondo: reduci entrambi da un passato duro e difficile che li ha portati ad avere caratteri completamente diversi, stanno però tutti e due cercando una spinta per emergere, per liberarsi dai loro fantasmi. Sarà Carol, con la sua vivacità, la sua generosità e la sua infinita onestà che riuscirà a fare uscire questi due personaggi dal loro guscio. Per Simon diventerà la musa che cercava da tempo e che lo fa rialzare con vigore da una situazione, anche professionale, difficile. Per Melvin, invece, la spinta ad essere «un uomo migliore». E’ dunque l’amore, prima quello più semplice per il cagnolino del vicino, poi per Carol che spingerà Melvin a rompere gli schemi, a essere “sfrattato” dalla sua vita, con risultati inaspettati.

Una pellicola che conquista fin dai primi minuti e che è valso il premio Oscar ai due attori protagonisti, Jack Nicholson ed Helen Hunt, Qualcosa è cambiato può sembrare a prima vista una semplice commedia a lieto fine, ma basta fare un minimo attenzione perché subito saltino agli occhi gli spunti critici che James L. Brooks ha sapientemente sparso qua e là.

Su tutti svetta l’incomprensione tra persone con disturbi e persone che invece non ne soffrono. La cosa, però,  sensazionale è che Qualcosa è cambiato ci permette di capire che gran parte di questa incomprensione deriva dalle persone considerate “normali”, per cui ogni comportamento che strida con ciò che sono abituati a vedere viene rifiutato, come è stato per Melvin, che all’inizio del film è assolutamente isolato e incompreso. Lui, al contrario, riesce a vedere, a capire la natura umana, tanto che la segretaria della sua editrice non può che complimentarsi con lui per come nei suoi romanzi rosa si capisca che comprende appieno le donne.

Con questo ribaltamento di prospettive estremamente interessante, James L. Brooks riesce comunque a regalarci una rappresentazione frizzante e divertente, dal ritmo intenso e valorizzato da dialoghi mai banali.

Maria Teresa Bartalena

 

 

 

Tomas Ticciati
Condividi l'articolo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.