Pisa e la sua tradizione jazz

Intervista a Francesco Mariotti, Direttore Artistico e organizzatore del Pisa Jazz

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Nato a Chicago il 01/11/1979, Francesco Mariotti lavora e risiede a Pisa. Laureato in filosofia dopo la maturità classica, è dal 2002 che si occupa per passione di organizzazione eventi, e dal 2004 che lo fa per professione. Appassionato di grafica, cura e programmazione, comunicazione e produzione di tutti gli eventi che organizza, è anche musicista e cantante, suona e canta in varie formazioni come i Chiasso Mozzo (con cui ha pubblicato un disco omonimo, La Luna e i Falò del 2009) e collabora a progetti musicali con la cantante Marina Mulopulos e Ilaria Bellucci.

Dal 2005 al 2010 ha fatto parte della compagnia teatrale Teatri della Resistenza, in cui si è occupato della composizione, arrangiamento ed esecuzione delle parti musicali degli spettacoli, e oggi gestisce alcuni dei principali locali pisani dove si fa buona musica e dove si scoprono nuovi artisti e nuovi stili. Presidente del Leningrad cafè dal 2008, attualmente ricopre il ruolo di Direttore Artistico per Exwide, Argini e Margini, ArnoVivo e Bocca d’Era e collabora come Project Manager con l’associazione Arte&Arte di Cecina e con l’associazione Mosaico di Empoli per promozione e gestione di progetti musicali e di spettacolo, festival ed eventi.

In occasione della rassegna Pisa Jazz, prima dell’esibizione dei PoL0 sul palco di Exwide, ho avuto il piacere di parlare con Francesco e di rivolgergli alcune domande sugli eventi da lui organizzati e sul suo passato di organizzatore e artista, soffermandomi in particolare sulla rassegna in corso e sulle precedenti, per riscoprire quanto Pisa sia stata, ed è tutt’ora, una città legata alla tradizione della musica jazz da anni.

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Grazie per avermi concesso un po’ del tuo tempo Francesco. Innanzi tutto volevo chiederti: come è nata la rassegna iniziale JazzWide del 2012? E come siete arrivati al Pisa Jazz?

Questa rassegna è nata da un’esperienza pregressa. Prima di lavorare a Exwide io lavoravo al Leningrad cafè e lì già da un paio di anni si organizzavano piccole rassegne di jazz già con il taglio che abbiamo adesso, ovvero privilegiando gruppi giovani e lavorando sul territorio. Poi diciamo che la fortuna è stata che su Pisa, tra Pisa e Livorno e sulla costa tirrenica c’è sempre stato un bacino di musicisti molto bravi che facevano parte della scena del jazz di ricerca, e quindi l’organizzazione di determinati eventi è venuta come un fatto naturale. Inizialmente siamo partiti con delle jam sessions e poi abbiamo deciso di organizzare una rassegna. Successivamente abbiamo deciso di fare “il colpo”, ovvero di proporre il nostro progetto jazz alla Fondazione Pisa e siamo stati fortunati perché il progetto del 2012 ha vinto un bando, e da quel momento, tutti gli anni, la Fondazione ha sostenuto questo tipo di progetto musicale che è sempre stato caratterizzato in tutte le sue edizioni da un concerto grosso con un ospite importante e poi da una serie di artisti (non necessariamente locali) ma spesso giovani. Si voleva privilegiare l’aspetto compositivo, il fatto che questi artisti partecipanti fossero giovani compositori… La cosa ha funzionato, fino a che quest’anno, cioè nel 2014-2015, non abbiamo firmato un protocollo d’intesa triennale con il Comune di Pisa, ovvero il Pisa Jazz, un protocollo volto alla valorizzazione del jazz, sia con l’organizzazione di concerti, rassegne etc., che con eventi divulgativi e didattici insieme a tutta quella parte che speriamo di incrementare, ovvero promozioni di talenti del territorio portandoli anche fuori da Pisa e dalla Toscana.

Ecco una cosa che mi aveva interessato molto è l’aspetto didattico che avete inserito in alcuni concerti del Pisa Jazz…

Ecco anche questa è una cosa che abbiamo iniziato a fare già nelle edizioni passate e fondamentale per questo è stata la collaborazione con Francesco Martinelli, un giornalista e docente di Storia del Jazz a Siena e direttore della fondazione Arrigo Polillo, una grossissima discoteca (nel senso di raccolta di dischi) di Siena. Ecco con lui abbiamo fatto molti progetti, abbiamo lavorato a progetti di presentazioni di libri con concerti annessi e abbiamo fatto delle produzioni. L’ultima è quella che è stata presentata l’anno scorso all’International Jazz Day alla biblioteca comunale e riguardava un libro di Ted Gioia sulla storia del jazz, insieme al quartetto con Nico Gori (Nico Gori: clarinetto, sax, Piergiorgio Pirro: piano, Matteo Anelli: contrabbasso, Walter Paoli: batteria n.d.r.), e questo progetto siamo riusciti a portarlo anche a Novara quest’anno.
L’aspetto didattico educativo è anche uno dei più difficili da promuovere perché non siamo nemmeno strutturati come una scuola, noi partiamo dal club… Però diciamo è un aspetto che vorremmo potenziare in futuro.

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Secondo te cosa c’è di didattico nel jazz? Cosa si vuole trasmettere attraverso questo tipo di musica?

La cosa che mi piace di più è l’aspetto comunitario e collettivo di questa musica. Non sempre è così, però quando si riescono ad evitare i personalismi, il jazz è una musica che riesce a far travalicare molti confini, sia musicali che razziali, ha una storia di contaminazione, di aggregazione, è una musica che nasce dalla coesione e dalla fusione di più stili e di più popoli… Si tratta di una musica che unisce che insegna a stare insieme, dà un messaggio di unione, al di là della musica in sé, il jazz ha una storia molto densa alle spalle.

E tu come ti sei appassionato al jazz?

Eh… Io ho cominciato tardi, nel senso che ho cominciato seriamente ad appassionarmi da quando ho iniziato ad organizzare, ho studiato musica, canto jazz, ma la passione è venuta man mano crescendo. Se ora faccio mente locale quando ero più piccolo negli anni novanta a Pisa già si potevano sentire concerti di rilievo sia organizzati dallo stesso Martinelli sia dalla Musicus Concentus che organizzava eventi qui a Pisa. Uno dei primi concerti jazz che ho visto l’ho visto dietro le quinte perché stavo dando una mano ad un mio amico che faceva il fonico di palco quella sera. Era il concerto del trio di Bill Frisell e io conoscevo pochissimo quella musica, conoscevo poco il free-jazz e rimasi abbastanza folgorato! Lì si aprì una porta che poi ho esplorato dopo. Però chi ha vissuto a Pisa se lo ricorda, Pisa ha sempre avuto una tradizione jazz, a momenti alterni, però dagli anni 70 a oggi ha veramente ospitato grandissimi musicisti, grandissimi concerti, rassegne importanti. Anche un po’ la voglia di riproporre certa musica visto che erano un po’ spariti gli eventi, visto che c’era carenza su quel fronte, riprendere questo genius loci del jazz mi sembrava una cosa da fare.
Pisa ha infatti un pubblico che è dormiente, che aspetta… Però la sorpresa è che non solo il pubblico adulto si è avvicinato a questa musica, ma anche i ragazzi. I ragazzi sono stati i primi ad interessarsi, poi è arrivato il pubblico adulto, e questa è stata una cosa secondo me molto interessante, quella a cui siamo più attenti, quella a cui vorremmo dare più peso: cercare di non dimenticarsi che siamo in una città universitaria e cercare di coltivare questa cultura musicale.

La cultura musicale è fondamentale…

Si i giovani sono da tenere di conto, bisogna dare loro molta fiducia. Ci sono moltissimi ragazzi che hanno voglia di ascoltare, di imparare. E quando le possibilità ci sono state la città ha risposto positivamente.

Bene, mi ero annotata un’altra cosa da chiederti… C’è un criterio tematico in questa rassegna 2014-2015 di Pisa Jazz con cui avete selezionato le band e gli artisti?

Senti un tema particolare non c’è, se negli anni scorsi il filo rosso era il fatto che ci si basasse su artisti giovani, su jazz di ricerca… Quest’anno non è stato questo il criterio. Ci si è focalizzati maggiormente sul voler dare una panoramica quanto più esaustiva possibile, con i limiti di una rassegna che ha a disposizione solo un tot di concerti da poter fare, cercando da una parte di curare il territorio, quindi far suonare sia giovani locali che grandi nomi mainstream e progetti crossover come i PoL0, e dall’altra di dare una visione della scena contemporanea jazz, sfaccettata e complessa.
Noi abbiamo iniziato questo il nostro progetto: aprire questa finestra sul contemporaneo e su tutti i suoi progetti sia classici che mainstream, sempre con questa attenzione sia all’Italia che all’estero cercando di non essere troppo esterofili ma equilibrati.

Grazie mille per la tua disponibilità e per tutte le informazioni!

1604551_769029656468937_4052135558703269047_nVirginia Villo Monteverdi

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