Mutonia: la trasgressione delle regole

A circa due chilometri dal centro di Santarcangelo di Romagna, sul terreno di una cava di ghiaia dismessa, si trova il villaggio-laboratorio della Mutoid Waste Company.

Benvenuti a Mutonia, Sant’Arcangelo di Romagna


Mutonia è il nome di questo luogo, ben nascosto tra la vegetazione, a fianco della pista ciclabile che corre lungo l’argine del fiume Marecchia. Un paesaggio plasmato dall’esperienza abitativa di un gruppo di artisti (la maggior parte di origine inglese, scozzese e italiana) che hanno scelto negli anni Novanta di costruire un campo-base dopo precedenti esperienze da travellers in giro per l’Europa, a inseguire festival e animare party illegali negli spazi occupati.

Esperti saldatori, meccanici, designer, musicisti, performer e scenografi, i Mutoid sono divenuti famosi già negli anni ’80 per le loro stravaganti sculture fatte di rottami, spesso anche semoventi, creando un immaginario post-apocalittico e post-industriale che trovava larga fonte di ispirazione nei fumetti e nella fantascienza. Un gruppo ancora oggi strutturato a rete e diffuso internazionalmente sulla base dell’adesione a dei principi condivisi: primo tra tutti, un processo creativo basato prevalentemente sull’assemblaggio e sulla mutazione di materiali di scarto (ciò che ha determinato ovviamente anche la denominazione del gruppo), soprattutto rottami e carcasse di veicoli di ogni tipo, ma anche legno, plastica, gomma, lamiere. Ciascun artista lavora il proprio media prediletto, per opere sia collettive, che individuali. Ma ciò che più di ogni altra cosa distingue un artista Mutoid è un’immersione totale nell’etica del recupero: il riutilizzo di ciò che viene scartato dalle masse, infatti, non solo diventa materiale per l’opera d’arte, ma anche materiale per costruire da sé le proprie abitazioni, accessorio da indossare, strumento da suonare e da percuotere, fonte di sostentamento.

Sculture a Mutonia

Abituati a spostarsi su case viaggianti ricavate da grandi veicoli riadattati, alcuni Mutoid sono giunti in Romagna nel 1990, chiamati dal Festival Internazionale del Teatro in piazza (oggi Santarcangelo Festival), e lì si sono fermati: da quel momento Mutonia – detto anche ‘il Campo’ – è diventata una grande galleria di sculture a cielo aperto (oggi 16000 metri quadrati), un villaggio di casette mobili e semi-mobili realizzate soprattutto con grandi automezzi, spesso assemblati con altri materiali di recupero come legno, pali, lamiere, rottami vari, e così via, fino a formare costruzioni piuttosto articolate, ma prive di fondamenta. Un villaggio in cui si concretizza un modello di vita utopico, anticonsumista e senza gerarchie, da sempre aperto e visitabile per offrire bellezza e senso di libertà, e dove arte, lavoro, e stile di vita si fondono insieme fino a creare un grande laboratorio di creatività.

La città ha accolto da subito questi artisti senza opposizioni, anzi impostando con loro un rapporto intensamente collaborativo e permettendo per anni la sperimentazione della sostenibilità di questo insediamento cresciuto ai margini delle regole sociali.

Sculture a Mutonia

Ma come nei fumetti ai quali si è spesso ispirata l’arte dei Mutoid, non poteva mancare l’antagonista. In seguito ad un esposto presentato da un singolo cittadino santarcangiolese nel 2012 sono infatti emerse le irregolarità dell’insediamento dal punto di vista urbanistico-edilizio, cui ha fatto seguito una sentenza del Tar che imponeva all’amministrazione comunale di emettere un’ordinanza di sgombero e demolizione del Campo. La necessità di applicare la legge ha dunque comportato il rischio di perdere per sempre questa risorsa ormai entrata a far parte del patrimonio culturale della città, e nemmeno l’ordinamento dei beni culturali poteva contribuire a salvaguardarne il valore, dal momento che l’arte contemporanea è esclusa dall’applicabilità di un regime di tutela in grado di fermare la demolizione.

Eppure, la ferma determinazione a voler raggiungere l’obiettivo di salvaguardare Mutonia, sostenuta dalla raccolta di circa 12 mila firme, ha condotto l’amministrazione santarcangiolese a modificare l’assetto della pianificazione territoriale, al fine mettere in atto una strategia di tutela senza precedenti nei confronti di questa realtà artistica. Se le accuse erano quelle di abusivismo e violazione di un vincolo paesaggistico già esistente sull’area, e se nulla poteva essere fatto per modificare tale condizione, la soluzione non poteva essere che forzare le regole del gioco: l’area in questione, attraverso un’operazione complicata che ha portato alla predisposizione di un Piano Operativo Comunale tematico, è stata quindi assunta ad oggetto di un intervento di valorizzazione del territorio che punta ad accrescere le dotazioni culturali della città attraverso la riqualificazione della ex cava sulla quale è cresciuto l’insediamento Mutoid. Tale area, dal 2014, è finalmente vincolata all’uso da parte di questi artisti, e l’ordinanza di sgombero è stata annullata.

Fondamentale è stato il riconoscimento della compatibilità paesaggistica dell’insediamento: non solo è stato valutato come esso sia ben integrato nel contesto ambientale, ma è stato persino riconosciuto che abbia determinato per oltre vent’anni un’occupazione quantomeno ‘controllata’ dell’area, preservandone la sicurezza e contribuendo a migliorare un paesaggio fortemente degradato dall’abbandono della precedente attività estrattiva. Il ripristino dell’ordine, il rispetto delle regole, non avrebbe forse fatto altro che riconsegnare il luogo al degrado e all’abbandono che i Mutoid avevano trovato al loro arrivo. A volte la volontà politica, la collaborazione e il buonsenso possono dare risultati insperati, e in questo caso ciò che si è dimostrato è una grande capacità di riconoscere che trasgredire le regole per dare spazio a creatività e bellezza possa generare effetti migliori delle regole stesse.

Caterina Nanni

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2 comments to “Mutonia: la trasgressione delle regole”
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  2. salve!
    Mutonia l’ho vista nascere e i Mutoid erano parte integrante nei contesti giovanili.
    i Mutoid manifestavano il rifiuto della società con il riciclo degli scarti della stessa ,e nel loro agire trasformando i rottami in arte,si esponeva al pubblico il più alto grado di sacralità che si poteva compiere a contrasto della becera insolenza degradante della società stessa.
    e le persone che venivano coinvolte nei loro spettacoli, venivano pervase ,consciamente o meno ,da questo spirito di resistenza.
    oggi gli stessi Mutoid sono stati attaccati dal virus dei Punk, già perchè esisteva differenza tra Mutoid e Punk anche se si somigliavano.
    oggi Mutonia è occupata da pochi punk scazzoni che la adoperano come accampamento fisso,e il comune giustamente quando ha notato che in realtà ,che quelli che si spacciavano per mutoid non erano più artisti, e non producevano più arte ,ma si nascondevano dietro le opere dei veri Mutoid solo per non farsi scacciare dall’accampamento,e il comune giustamente ha deciso di sfollarli.
    punk salvati da una raccolta firme che in realtà non era per non scacciare loro, ma per non far smantellare Mutonia.
    erano state date loro delle condizioni ,ossia trasformare
    Mutonia in un campo laboratorio artistico sociale,ma ovviamente così non è stato,perchè il pretesto dei punk non è la filosofia dei Mutoid e non potrà mai esserlo.
    Nel 2018 si è riattivata la festa del primo maggio, e deve avere apportato molto guadagno ai punk, tanto che quest’anno sono aumentate le proposte commerciali,e tra queste qualche attrazione teatrale riesce ad emergere e fare davvero scena.
    tutta via il commerciale ha preso valenza predominante, e oggi il punk stesso diventa un commerciante, non più uno scroccone che tira a campare, ma un vero e proprio parassita economico che vuole pure campare bene, ed è diventato persino caro nelle richieste.
    sorprende il fatto di come i punk siano un virus ,che infetta pure i punk stessi,un qualcosa che si è incarnito in se stesso,rispettando a pieno la loro natura anarchico epistemologica.
    nessuna regola anche per il fatto di non aver nessuna regola tranne quella economica.
    in questa ottica si manifesta un estremismo antagonista alla società dei consumi con un intento comune ,l’economia appunto.
    quindi non solo Mutonia è caduta e ceduto la propria indipendenza , ma in realtà Mutonia non l’ha mai avuta , perchè i Mutoid di Sant’arcangelo,non hanno mai avuto la vena dell’autosussistenza ,erano solo artisti ,e non si sono mai fatti neppure un poco di corrente con una piccola pala eolica.
    nulla a che vedere con i Mutoid presentati come ingegnosi produttori energetici del film Mad Max.
    però oggi 1 maggio 2019 ho visto che qualcuo ha iniziato a piantare ortaggi ,e magari qualcuno inizierà a costruire qualcosa di ingegnoso per irrigarle.
    forse per Mutonia c’è ancora speranza, e forse da Mutonia e i loro punk scazzoni può nascere veramente un esempio di sopravvivenza sconnessa ed indipendente da ogni economia.
    purtroppo nonostante la divergenza sia abissale , e l’opportunismo non solo rende l’uomo ciò che è, ma pure rende i punk ciò che sono ,fino a quando non si arriverà in vere situazioni di carenza,il punk continuerà a perseguire la via di accattonaggio economizzato, e gli unici esempi di attacco organico di Mutonia resteranno qualche ortaggio,e tanti rovi.

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