“Musica Ribelle”, due generazioni a confronto attraverso le canzoni di Finardi

Dopo il successo del musical Spring Awakaning, Todomodo (in coproduzione con Bags Entertainment e in collaborazione con il Teatro Nazionale della Toscana e il Teatro Goldoni di Livorno) porta in scena un cast di giovani attori e cantanti, tentando un’operazione nuova per l’Italia e i cui risultati fanno ben sperare. Basato sulle musiche di Eugenio Finardi, riarrangiate magistralmente da Emiliano Cecere e Valerio Carboni, Musica Ribelle nasce da un’idea di Pietro Contorno, Emanuele Gamba e con l’apporto drammaturgico di Francesco Niccolini. Noi li abbiamo seguiti al Teatro Era di Pontedera l’altro ieri sera, martedì 21 febbraio.

Nella Milano contemporanea, un gruppo di giovani ragazzi affitta uno scantinato per una settimana con lo scopo di organizzarvi un rave party.

Con un salto temporale di quarant’anni, nello stesso scantinato si evolve quasi un decennio di storia di un collettivo di ragazzi degli anni Settanta, impegnati nella rivoluzone, negli scontri politici, nelle manifestazioni e nei festival.

Musica Ribelle racconta in parallelo le due storie, quella della milano underground e del mondo a molti sconosciuto dei rave da una parte, e quella delle utopie rivoluzionarie degli anni Settanta dall’altra. Lo scantinato è infatti pieno di oggetti, di riviste, microfoni, strumenti musicali e alcuni diari. Lara93 (Arianna Battilana), il “capo” del giovane gruppo, inizia a leggerli e vi ritrova dentro la storia di quel proprietario un po’ “matusa” che gli ha concesso l’affitto, Hugo (interpretato da Massimo Olcese), soprannominato al tempo Vento.

Mentre i sette giorni per organizzare il rave scorrono veloci, tra discussioni e problematiche quali droghe, anoressia e cleptomanie, contemporaneamente scorrono anche i sette anni di Vento (Federico Marignetti) e del suo collettivo: dal suo ritorno dall’America, alla notizia della morte di Allende, di Victor Jara, l’organizzazione delle manifestazioni e la partecipazione al Festival del Proletariato giovanile a Parco Lambro, la storia della loro piccola radio indipendente, Radio Nebbia, fino ad arrivare al 1978, quando lentamente le utopie lasciano il passo alla disillusione, le manifestazioni allo scontro armato, quando in Sicilia viene ucciso Peppino Impastato e a Milano l’eorina inizia a fare le sue vittime.

I due mondi si accavallano, le storie si intrecciano e il finale, che inaspettatamente volge verso una conclusione tragica, riesce a lasciare nello spettatore una speranza per un futuro migliore, oggi come allora mai sopita.

Per tutta la durata del musical (quasi tre ore assolutamente non percepite), non si ha mai l’impressione di una forzatura. Cantanti e attori danno vita a uno spettacolo ben articolato, che nel complesso rende questo musical equilibrato sia dal punto di vista drammaturgico, sia dal punto di vista musicale.

La struttura del racconto, le ottime interpretazioni, le canzoni di Eugenio Finardi, che sembrano nate per questo musical, danno vita ad un’opera non banale, i cui contenuti emergono in tutta la loro forza.

Il direttore artistico Pietro Contorno ha dichiarato in un’intervista: «Non ricordo a memoria uno spettacolo musicale italiano dove vengono più volte nominate parole tipo P38, rivoluzione, sciopero, emancipazione: il nostro lavoro è stato quello di conciliarle con parole come amore, passione, sentimento, emozione. Credo che sia questa l’ennesima sfida di questo spettacolo».

Musica Ribelle, di cui la forza dell’amore è appunto il sottotitolo, ci racconta due mondi che sembrano inconciliabili ma che in realtà hanno più cose in comune di quante ci si aspetti, e lo fa in maniera divertente, leggera ma mai scontata, coinvolgendo lo spettatore e regalandogli in conclusone diversi spunti su cui riflettere. Musica Ribelle ci invita a conoscere meglio quella storia di utopie e rivoluzioni, che troppo spesso nei libri di scuola non si fa in tempo a studiare, ma ci mostra anche, timidamente, quali sono i sogni e i desideri dei ragazzi di oggi, spesso tacciati di superficialità e disinteresse verso il mondo che li circonda.

Alla fine dello spettacolo, quando Lara93 e Hugo si confrontano su quella storia di quarant’anni fa, è proprio il giovane Vento di allora, ormai invecchiato, a regalarle un consiglio: e alla ragazza che non crede più nel cambiamento, che quasi non crede nelle proprie possibilità, consiglia di sfruttare al meglio tutte le nuove armi pacifiche che il mondo di oggi offre (prima era la radio, oggi internet e tutto ciò che vi gira intorno): «Gli ideali sono sotto la cenere e noi abbiamo bisogno di voi per tirarli fuori».

Musica Ribelle – la forza dell’amore sarà a al Teatro Era di Pontedera ancora per questa sera, fatevi un regalo e andate a vederlo.

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