L’opera prima di Carpenter al Lanteri

Dark Star: ovvero “aspettando Godot ambientato nello spazio

Per Novembre - Dark Star 1

John Carpenter è nato nel 1948 a Carthage nello stato di New York, dopo pochi anni si trasferì con la famiglia nel Kentucky, a Bowling Green, per motivi lavorativi del padre, insegnante e musicista. Il regista racconta che il trasferimento da uno stato all’altro degli Stati Uniti fu per lui il fatto che più ha influenzato la sua vita e soprattutto la sua carriera. Tenendo conto della differenza di culture tra gli abitanti dello stato di New York e quelli del Kentucky, è facile capire come Carpenter si sia sentito un estraneo, un emarginato, circondato da personaggi bigotti e razzisti. L’emarginazione, l’essere accerchiato, l’apparire come uno stranger in a strange land saranno le cifre stilistiche che troveranno spazio nei suoi lungometraggi.

Il regista durante il periodo di Bowling Green iniziò ad innamorarsi al cinema – soprattutto quello horror e di fantascienza – e durante la proiezione di Destinazione terra (It Came From Outer Space, Jack Arnold, 1958) rimase affascinato, tanto da fuggire dalla sala cinematografica, da una cometa che esplode nei cieli. John subì sin da ragazzino la fascinazione del mestiere di cineasta.

Nel 1968 lasciò il Kentucky per fare il grande passo, ovvero quello di entrare nella University of Southern California, una delle più importanti scuole di cinema degli Stati Uniti. L’ambiente underground californiano gli darà un diverso modo di concepire il cinema in maniera molto diversa dallo sperimentalismo yankee del “New American Cinema”.

Il giovane Carpenter cominciò così a fare dei cortometraggi di fantascienza alla fine degli anni ’60 (Warrior And Demon, Gorgon The Space Monster), arrivando persino a scrivere la sceneggiatura e la colonna sonora di un cortometraggio chiamato The Resurrection Of Broncho Billy, il primo corto studentesco ad aggiudicarsi l’Oscar nella categoria apposita.

Ma il vero exploit per l’inizio della carriera di John Carpenter è l’incontro con un altro giovane studente della USC: Dan O’Bannon. I due cominciano a frequentarsi e Carpenter propose a O’Bannon un film di fantascienza da utilizzare come esame finale dell’università: Dark Star.

Lui accettò di collaborare alla stesura, agli effetti speciali e di ritagliarsi anche una parte attoriale. Come in molti film del periodo, il risultato finale non rispecchia quasi mai le intenzioni di partenza degli autori; secondo O’Bannon la storia di Dark Starinizialmente non era concepita come una commedia ma come fantascienza molto seria in cui alcuni astronauti finivano per bombardare il pianeta”. Il discorso poi prende una piega differente dal momento che i due, durante le varie sessioni di lettura, correzione e rielaborazione del soggetto (i tempi di lavorazione di Dark Star sfiorano i quattro anni, visto che si trattava di un progetto universitario senza alcun contratto firmato) cominciavano a prendere ogni cosa dal lato comico, ironico e parodistico. Tant’è che Dark Star è tutt’oggi considerata “l’altra faccia di 2001”, una convivenza folle e alienata tra un gruppo di cosmonauti, un alieno sotto forma di pallone da spiaggia, un capitano congelato ed una bomba che si presta al dialogo. Un film che gioca tutte le sue carte spingendo sul pedale dell’anti-eroismo e cercando di indagare in modo parodistico i rapporti di convivenza forzata tra quattro hippies del 22esimo secolo.

Il progetto originale venne girato in 16mm per una durata totale di poco più di un’ora, l’opera messa in distribuzione invece fu gonfiata nel classico formato 35mm ed allungata sino agli 80 minuti.

Si possono utilizzare direttamente le parole di Carpenter per raccontare le sensazioni che gravitavano attorno alla genesi di questo lavoro che oggi possiamo chiamare opera prima: “non avevamo paura di niente, questa è la cosa buffa. Credevamo di poter fare un lungometraggio e lo facemmo. Non è un gran film. È terribile vederlo ora, ma tenuto conto che in quel momento eravamo così giovani e sapevamo così poco, è un risultato interessante perché è stata una grande esperienza formativa su Hollywood, il business e tutto quello che comporta”. Carpenter e O’Bannon, infatti, fecero qualcosa di rivoluzionario per la USC, scuola di cinema che non era avvezza a produrre film di fantascienza.

Dark Star è sicuramente un’opera prima che, a mio parere, non è posizionabile tra i piani alti della meravigliosa filmografia carpenteriana, ma che sicuramente fa intravedere quelle schegge di genio che il maestro di Carthage non ha mai smesso di regalare.

Apro una parentesi finale per soffermarmi sul valore culturale di pellicole di questo tipo. Ai giorni nostri mette tristezza notare l’abuso di termini come cult, trash, stracult, b-movie, ecc…ecc…per un certo tipo di film di genere; questo retaggio dal basso – e purtroppo per basso intendo dire qualcosa di spregevole e non qualcosa di popolare, per la massa – ha portato ad una rivalutazione sterile e quasi mai intelligente perché pregna di preconcetti e snobismo, magari anche da parte degli stessi “tifosi”. Tornando indietro di decenni, invece, ritengo giusto far notare che il 16 giugno 1982, in prima serata su Rai 3, Enrico Ghezzi ebbe il coraggio di mandare in onda Dark Star all’interno del ciclo Schegge di futuro insieme ad altri capisaldi della fantascienza anni ’70 (L’uomo che fuggì dal futuro, 1975: Occhi bianchi sul pianeta terra, Zardoz): probabilmente un guizzo da visionario della settima arte, sicuramente il giusto modo di trattare materiale poco conosciuto.

Per Novembre - Dark Star Programmazione 1982 2

Il mio consiglio è quello di andare al Cinema Lanteri Martedì 25 novembre alle ore 21:30 per poter godere, senza (auto)censura mentale, i primi passi su celluloide del grande John Carpenter.

Tomas Ticciati

Tomas Ticciati
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