La Tela Violata: l’arte contemporanea protagonista a Lucca

LUCCA – La Tela Violata. Fontana, CastellaniBonalumi, BurriScheggiSimeti, Amadio  e l’indagine fisica della terza dimensione è la nuova mostra del Lucca Center of Contemporary Art curata da Maurizio Vanni, in calendario fino al 19 giugno 2016. La tela è la protagonista dell’esposizione che da mera superficie di rappresentazione diventa il soggetto, facendosi opera d’arte. L’esposizione racconta questa tendenza artistica che coinvolse alcuni artisti italiani a partire dalla fine degli anni Quaranta e che dette spazio a un’esigenza concettuale mediata da interventi diretti e fisici sulla tela.

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Partendo dai buchi e dai tagli di Fontana, passando dal Cretto di Burri e dalle superfici estroflesse di Castellani, si giunge alle tele imbottite di Bonalumi, alle Intersuperfici di Scheggi, fino ad arrivare alle tele violate da Simeti e Amadio. La mostra compie un’indagine sullo studio fisico della materia che iniziò nel 1946 con la pubblicazione del primo Manifesto dello Spazialismo firmato da Fontana. Con l’intento di andare oltre la tradizione e con il fine di esplorare l’infinito questi artisti crearono una nuova storia dell’arte che si discostava nettamente da tutto il fare artistico precedente.

Lucio Fontana Concetto spaziale-Attese, 1967

Lucio Fontana Concetto spaziale-Attese, 1967

La mostra

Come ha dichiarato il curatore Maurizio Vanni, l’esposizione “La Tela violata” punta a mettere in risalto quell’arte contemporanea che appare lontana da una città come Lucca, legata sicuramente più all’arte rinascimentale cinquecentesca, ma che invece ha dimostrato un forte interesse per queste esperienze artistiche più recenti, come prova l’appartenenza di alcune delle opere esposte in mostra a collezioni private lucchesi.

È una novità trovare questa attenzione per la contemporaneità nel territorio lucchese. Qual è l’intento che si propone il museo?

«Sette anni fa abbiamo inaugurato con il Gruppo Forma 1 e Fondazione Origine, poi  abbiamo proseguito con Man Ray, Minimal Art, Robert Capa, Jean Dubuffet, Peggy Guggenheim Collection, i Macchiaioli, Henry Cartier Bresson, Antonio Ligabue, Elliott Erwit, alternati a mostre di artisti viventi come Christian Balzano, David LaChapelle, Bruno Pedrosa, Omar Galliani, Rudy Pulcinelli e Valerio Adami. Per coinvolgere il pubblico abbiamo ideato una serie di eventi tailor made legati a proposte di marketing esperienziale ed emozionale: visite guidate con performance teatrali, talkshow, live performance, cene a tema con live performance, seminari, conferenze, workshop, eccetera. L’obiettivo dichiarato è sempre stato quello di creare un museo che fosse strumento di conoscenza, ma al tempo stesso luogo frequentato quotidianamente dove potersi divertire e poter socializzare spendendo il proprio tempo libero. Un museo pensato per le persone e con le persone che fosse in grado di auto-mantenersi. Ci siamo riusciti».

Paolo Scheggi, Intersuperficie curva, 1968

Paolo Scheggi, Intersuperficie curva, 1968

L’esposizione prende vita da una collaborazione con l’associazione culturale Spirale d’Idee di Milano. Come sono nati questi rapporti?

«Nel corso degli anni, un museo matura relazioni internazionali e nazionali con strutture analoghe, con collezionisti, con Fondazioni d’arte e Associazioni culturali. La nostra forza è stata quella di produrre fin da subito gli eventi pensandoli direttamente sui nostri spazi. Con un atteggiamento del genere, avere un network importante e credibile è fonte di grande “ricchezza visiva”. In questi sette anni abbiamo stretto relazioni con oltre cento tra musei e fondazioni e moltissimi collezionisti illuminati. Per questa mostra, abbiamo chiesto a Spirale d’Idee di fornirci, oltre ad alcune opere che rientravano nel progetto curatoriale, le coordinate dei collezionisti che amavano gli artisti del progetto. Ne è nata una sinergia che ha reso più completa una proposta che, da parte nostra, si è basata soprattutto su prestiti museali».

Giuseppe Amadio Ezabeu, 2016

Giuseppe Amadio Ezabeu, 2016

 

La capacità di sperimentare e di andare oltre le tradizioni artistiche di questi maestri ha segnato l’inizio di una nuova storia, non sempre apprezzata o compresa da alcuni. Pensa che questi pregiudizi potranno mai considerarsi superati?

«Il rischio di chi innova, di chi sceglie percorsi non convenzionali e di coloro che hanno il coraggio di seguire le proprie idee è sempre stato quello di non incontrare i favori del grande pubblico. Noi abbiamo avuto pazienza e abbiamo proposto, in parallelo alle esposizioni, tanti momenti di approfondimento agili e alla portata di tutti. Adesso rimaniamo fedeli a mostre legate agli artisti più ribelli e rivoluzionari, ma presentandoli in modo trasversale con linguaggi omologati alle attese di tante persone. Un modo alternativo di narrare storie visive e di condividerle anche durante una cena».

Alberto Burri, Bianco Cretto, 1976

Alberto Burri, Bianco Cretto, 1976

 

Quali sono i progetti futuri del Lu.c.c.a?

«Nel prossimo triennio continueremo con tre grandi mostre fotografiche (collaboriamo con Magnum Agency di Parigi), con altrettante grandi mostre del Novecento (Giorgio Morandi, il Futurismo e gli Anni Ottanta), con sei kermesse di video-arte e con una serie di eventi site-specific nei nostri spazi Lu.C.C.A. Lounge e Lu.C.C.A. Underground a partire dal prossimo: “Adriano Alunni. LacerAzioni. La materie ritrovata” che inaugureremo il 21 di aprile. Dai primi di luglio, invece, partirà la mostra “Magnum sul Set”: 116 scatti dei più celebri attori del cinema anni Cinquanta e Sessanta visti dai più grandi fotografi di allora».

I laboratori

Inoltre il Lu.C.C.A. Museum, con i suoi Laboratori Didattici, legati ai temi che più caratterizzano le mostre temporanee esposte, apre le porte anche ai più piccoli. Burri, Fontana si inseriscono all’interno di percorsi formativi pensati per le scuole e le famiglie, per una fascia d’età che va dai 3 ai 14 anni. Sei differenti tipologie di attività laboratoriali, che mirano a riportare ad una prova concreta l’esperienza della visita guidata. Elena Bravi, già precedentemente intervistata da Giulia Buscemi, in merito alla sua attività di “pedagogista dei beni culturali”, guida le attività laboratoriali e con entusiasmo mira a trasmettere alle nuove generazioni la potenza espressiva e gli intenti concettuali, di cui l’arte contemporanea è portatrice.

Elena Bravi, da tempo tra i suoi progetti c’erano i laboratori legati all’arte più propriamente contemporanea, idea da realizzare in un museo. Questo progetto al Lu.C.C.A. è un grande successo, frutto sicuramente di una grande ostinazione. Quanto è stato faticoso?

«Sicuramente con il tempo e la determinazione ho avuto modo di ampliare le mie esperienze che mi hanno portato a conoscere nuove realtà e crearmi piano piano contatti che ho mantenuto. Da una cosa ne è nata un’altra e così via. L’esperienza più proficua è stata entrare nelle scuole, proporre il mio approccio all’arte a stretto contatto con le insegnanti. Lì ho avuto modo di imparare molto e conoscere da vicino i bambini inseriti in un “gruppo classe”».

 

Quanto è importante la risposta positiva delle scuole e delle famiglie, per la buona riuscita di un laboratorio didattico? E quindi la sensibilità del pubblico adulto che accompagna i bambini?

«L’appoggio di genitori e insegnanti è fondamentale, così come la sensibilità e l’apertura mentale. Devo dire però che ultimamente la curiosità verso l’arte contemporanea è sempre più forte e credo che non venga più percepita solo come qualcosa di lontano e incomprensibile. Grazie anche a questi laboratori, che avvicinano i bambini ma anche gli adulti».

Avendo scelto la strada della didattica, lei crede che la sensibilità artistica sia una qualità che può essere “indotta” o, in ogni caso, è sempre più importante “l’attitudine”? In altre parole, all’interno dei laboratori, ci sono bambini più predisposti o è solo una questione di esercizio, di abituare la mente a certi processi per aumentare la capacità ermeneutica?

«I bambini sono tutti diversi: tra loro c’è chi è più attento, più paziente o più interessato. Ma in generale sono tutti curiosissimi e con tanta voglia di scoprire cose nuove. Il loro approccio è talmente puro e privo di schermi che assorbono tutto con grande avidità. L’essenziale è mantenere viva la loro attenzione e proporre loro l’arte contemporanea in modo divertente e giocoso. Non credo sia una questione di attitudine, ogni bambino accoglie in modo diverso le sfumature dell’arte facendole proprie, in modo cristallino, ma anche molto profondo».

Lucio Fontana- Battaglia, 1950-55, c. p.

Lucio Fontana- Battaglia, 1950-55, c. p.

 

Per info sulla mostra:
www.luccamuseum.com
info@luccamuseum.com


Laboratori su prenotazione:
Mail: didattica@luccamuseum.com
Telefono: +39 0583 492180

 

                                                                                                                                              Antonella Piazzolla, Mariateresa Giacalone

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One comment to “La Tela Violata: l’arte contemporanea protagonista a Lucca”
  1. fa piacere leggere di queste iniziative soprattutto rivolte alle nuove generazione in cui si possono coinvolgere sia i più giovani che i loro genitori (bravi continuate)

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