Giulia Marini ed il teatro

 

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Vivere può essere una grandiosa avventura, diceva Peter Pan. Vivere in un paese straniero può accenderla questa avventura. Nel numero di gennaio vogliamo raccontarvi una storia che parte dalla provincia di Pisa. La storia di un’amica.

Giulia Marini, classe 1985, una laurea in C.M.T (cinema, musica e teatro) conseguita presso l’Università di Pisa nel novembre del 2011,  varie esperienze come attrice, tanta disciplina, caparbietà e coraggio da vendere. Giulia si trasferisce ad Anversa pochi mesi dopo la laurea, dove comincia a lavorare nel ristorante degli zii.

L’Italia offre ben poco a chi sceglie un percorso di studi nel ramo umanistico. Giulia adesso, in Belgio, ha un lavoro, studia il fiammingo e riesce a mantenersi con le proprie forze. Il teatro però rimane il grande amore della sua vita.

Nel dicembre del 2013 si presenta ad un provino per una produzione che vede la collaborazione di tre teatri: Het paleis (teatro ragazzi), ToneelHuis (teatro di prosa e innovazione) e KunstZ (associazione di teatro per artisti provenienti da altre culture). E viene presa.

Lo spettacolo si intitola Het vertrek van de mier, che tradotto significa “La partenza della formica”. Il copione è stato tratto da una storia per bambini scritta dall’olandese Toon Tellegen e riadattato per la scena da due drammaturghi: Jelte van Roy (drammaturga del Het Paleis) e Erwin Jans (drammaturgo del Toneelhuis). Sia il racconto originale che il testo dello spettacolo iniziano con la descrizione della casa vuota della formica. Lei se n’è andata e nessuno sa il perché. Comincia a serpeggiare tra gli animali del bosco la notizia della partenza e ognuno reagisce a modo suo: l’orso si rallegra perché d’ora in avanti, ad ogni compleanno, potrà riempirsi la pancia anche con la fetta di torta della formica. Lo scarafaggio dice invece che è stata colpa sua. Essendo un animale orribile, la formica ha provato talmente tanta vergogna che è dovuta andarsene. Il calamaro non riesce a capire il significato della parola partire. L’ippopotamo cerca di organizzare una festa per invogliare la formica a tornare. La lucciola si pone delle domande sul motivo della partenza . Ma l’unico che sente la mancanza della formica, una vera mancanza, è l’amico fedele, lo scoiattolo. L’intera storia non pone mai l’accento sulla negatività della partenza, ma si concentra invece sull’accettazione senza troppe domande. Le reazioni degli animali non sono altro che lo specchio puro e semplice di normali reazioni umane.

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Lo spettacolo vede la regia di Guy Cassiers, direttore artistico del ToneelHuis di Anversa, con l’ausilio di una delle sue attrici, Abke Haring. Per il progetto sono stati selezionati 12 attori, di nazionalità, lingua e cultura diversa. Le prove vere e proprie sono iniziate il 5 novembre dello scorso anno, ma fin da gennaio, gli attori scelti sono stati coinvolti in un workshop a cadenza mensile, della durata, ogni volta, di un fine-settimana. I primi appuntamenti sono stati diretti da alcuni artisti fiamminghi mentre gli ultimi, ovviamente, dal regista.

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“È un progetto che rispecchia realmente la diversità socio-culturale su cui si basa questo paese.” Ci ha raccontato Giulia. “Differenti accenti (francese, spagnolo, italiano, turco, russo, africano, iraniano) hanno colorato questa lingua fiamminga, dimostrando che anche nella diversità si può ugualmente comunicare e condividere.” Lo spettacolo ha avuto il suo debutto il 23 dicembre scorso ad Anversa. Ed è ancora in replica.

10173695_10152363165617134_8808780457196911307_n“Fare l’attore in una lingua differente da quella madre è stata un’ esperienza difficile, ma allo stesso tempo utile, soprattutto per comprendere meglio il momento nel quale ci si confronta col testo – continua Giulia. – Nel periodo estivo sono stata seguita da un insegnante di dizione che mi ha fornito la chiave per capire il modo di parlare che hanno qui: dove pongono l’accento e perché. In quel preciso istante si è aperto uno spaccato di fronte al mio modo di pensare e parlare in italiano. Ho visibilmente toccato le differenze linguistiche che ci separano, le quali fanno da specchio alle differenze sociali e culturali. Non nascondo di aver studiato molto, di essermi impegnata quotidianamente nel migliorare la mia pronuncia affinchè fossi comprensibile al pubblico belga. Secondo la linguistica, una volta passata l’età adolescenziale, non è possibile raggiungere e acquisire una pronuncia perfetta di una lingua straniera. Devo condividere in parte questa affermazione, perché con un esercizio costante e qualche piccolo trucco di dizione sono arrivata ad una pronuncia molto comprensibile, sebbene non da madrelingua.”

 

Auguriamo a Giulia di continuare su questa strada nel migliore dei modi, perché se lo merita davvero. Ed è bello sapere che fatica, impegno e talento sono stati notati e ricompensati a dovere.

 

chiaraChiara Lazzeri

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