Focus su Walter Matteini

CV_WalterIncontriamo Walter Matteini coreografo e fondatore insieme a Ina Broeckx della imPerfect Dancers Company, giovane Compagnia di Danza nata nel 2009 e dal 2012 in residenza al Teatro Verdi di Pisa. Walter Matteini è diplomato all’Accademia Nazionale di Danza di Roma, ha lavorato per le più importanti compagnie italiane e straniere quali l’Aterballetto, il Balletto di Roma, il Balletto Nazionale di Marsiglia Roland Petit, I Balletti di Monte-Carlo, l’Opera di Lione.

Buongiorno Walter Matteini, cominciamo proprio dai tuoi inizi. Quando hai capito che la danza sarebbe stata una componente fondamentale della tua vita?

Abbastanza tardi direi. Ho iniziato ad undici anni, così per gioco, con la breakdance. Era il periodo in cui in Italia era arrivata la breakdance e come molti altri ragazzi mi sono iscritto alla classica scuola privata, da lì poi sono stato introdotto ad altri percorsi fino ad arrivare al classico. A quel punto la mia insegnante di danza classica mi ha parlato dell’Accademia, dicendomi, che se solo volevo far si che la Danza diventasse parte della mia vita, dovevo iniziare un percorso diverso, così mi ha introdotto in Accademia, e  ho iniziato un nuovo percorso. Diciamo che dopo due anni circa dal mio ingresso alla scuola privata, era già chiaro che avrei fatto il danzatore.

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Walter Matteini ha un’importante carriera alle spalle come ballerino, qual’è l’aspetto del lavoro di coreografo che ami di più, ed è questo che ti ha spinto a lasciare il palcoscenico?

La coreografia mi ha sempre appassionato fin dalla scuola. In realtà non ho lasciato il palcoscenico per la coreografia, perchè ho sempre avuto modo di curare le due cose insieme, ho sempre partecipato alle serate per Giovani Coreografi (mentre ero ancora ballerino) con Monte-Carlo, Lione, con ArtBalletto. Ho smesso la mia attività di ballerino quando è stato il momento di smettere, quando stare davanti al palco mi dava più soddisfazione che esserci sopra. L’aspetto che amo di pù è che è un gioco, noi raccontiamo storie che non esistono, componiamo come con i Lego, diamo libero spazio alla fantasia e raccontiamo storie, e questo è bellissimo.

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imPerfect Dance Company è molto conosciuta ed apprezzata all’estero, le vostre tournée spaziano dall’Europa agli Stati Uniti dall’Asia al Canada. Che rapporto avete invece con l’Italia, siete ugualmente amati? Ci sono città dove vi esibite più frequentemente?

Effettivamente abbiamo un rapporto privilegiato con l’estero: siamo in partenza per Tel Aviv dove metteremo in scena Anna Frank (il balletto che ha debuttato lo scorso anno sul palco del Teatro Verdi), poi andremo in Germania. L’Italia, diciamo così, sta arrivando, pian pianino pensavamo che ci fosse una risposta più rapida visto l’interesse che c’è per noi all’estero, ma comunque sta arrivando e noi siamo molto contenti di questo. Per il resto giriamo un bel po’ di città

Considerando il successo internazionale che vi accompagna perchè avete scelto l’Italia e sopratutto Pisa come vostro punto di riferimento. Che rapporto avete con la città?

Sono state una serie di circostanze che ci hanno portato qui a Pisa, di sicuro l’incontro con Silvano Patacca che si è dimostrato molto disponibile e aperto  ed ha creduto nel lavoro che facevamo al punto da offrirci la residenza qui al Teatro di Pisa per cui il nostro rapporto con la città è iniziato grazie al supporto che il Teatro Verdi  tramite Silvano Patacca ha dato alla Compagnia, ed anche grazie ad altri amici,che ci hanno aiutato, come Michele Politi e Simona Tellini che ci ospitano nei loro studi. Adesso stiamo costruendo il nostro rapporto con la città attraverso le scuole di danza del territorio , lo scorso anno abbiamo realizzato un flash-mob in città nell’occasione dell’inaugurazione della NID a Pisa, vicino al debutto nazionale facciamo degli appuntamenti con le scuole in cui spieghiamo il nostro percorso ed il nostro lavoro.

Walter, hai parlato di residenza, perchè è importante per una giovane compagnia come la vostra avere una residenza?

Avere una residenza è importantissimo per una compagnia come la nostra, che pur portando avanti un percorso importante è una compagnia giovanissima. Siamo nati nel 2009 , quindi sono 5anni, per cui sapere di avere uno spazio dove poter avere degli appuntamenti regolari, dove poter sviluppare il proprio lavoro  è fondamentale. Compagnie come la nostra hanno risorse estremamente limitate e queste poche risorse non gli permettono di avere uno spazio teatrale o performativo loro, che gli consenta di essere indipendenti. Avere una residenza inoltre dà stimoli e sopratutto dà una visibilità che altrimenti non si riuscirebbe ad avere, ce ne dovrebbero essere di più. Servirebbero spazi condivisi anche da diverse Compagnie, con progetti comuni magari, in modo che le Compagnie possano lavorare, sperimentare e testare i loro lavori con il pubblico, in modo che, quando l’economia tornerà a girare il nostro pubblico sia comunque preparato.  All’estero si va avnti, si continua a lavorare a creare quindi rischiamo di creare una décalage nei confronti degli altri paesi europei

Cigno Nero ph Paolo Porto foto di repertorio s

Molte persone non vanno a Teatro a vedere la Danza. Per quanto riguarda la Danza Classica molti la trovano “accademica” quindi riservata agli addetti ai lavori. Per quanto riguarda la Danza Contemporanea invece molti la trovano difficile e poco comprensibile, molti non ritengono di avere sufficienti strumenti per riuscire a leggere uno spettacolo. Cosa vorresti dire a queste persone?

In parte ciò è dovuto anche ad una serie di azzardi che ci sono stati in passato, vale a dire che noi addetti ai lavori abbiamo fatto si che i lavori fossero solo per una nicchia, pensando che lo sforzo dovesse venire solo dallo spettatore, perchè l’artista è colui che non deve spiegare niente a nessuno e questo è un errore che ha allontanato molta gente, come è sbagliato associare l’incomprensibile all’artisticamente valido. Vorrei comunque dire al pubblico che a volte basta solo lasciarsi portare, non sempre è indispensabile capire ciò che il coreografo voleva dire, l’importante è ricevere un’emozione che può essere positiva o negativa e che successivamente si abbia voglia di discutere di ciò che si è visto. Per ciò che riguarda il classico servirebbero degli strumenti in più per poter apprezzare fino in fondo il valore, ma anche qui basta lasciarsi prendere dalla purezza dall’eleganza e dalla bellezza dell’opera. Per il resto l’importante è essere preparati su ciò che si va a vedere per non restare delusi, per non essere cosciente su cosa aspettarsi.

In un momento non facile per la cultura in Italia e neppure per i Teatri, la Danza risentirà di questo momento, di che cosa avrebbe bisogno, secondo te, per essere maggiormente apprezzata?

Servirebbe più coraggio a livello di programmazione, cioè bospgnerebbe programmarne di più, capisco le difficoltà del momento e i limiti oggettivi.  Quanto io ero bambino innanzitutto in tv si poteva vedere la vera danza, oggi non c’è più niente e quella che adesso si spaccia per danza è nociva alla danza, è profondamente nociva alla vera danza, perchè non lo è. La danza televisiva c’è sempre stata, ma era una danza fatta da  veri danzatori, di altissima qualità, che avevano scelto di fare quello,  io  da bambino ho visto balletti meravigliosi su Maratona d’Estate dove venivano trasmessi per intero, venivano introdotti brevemente da un esperto, quindi bisognerebbe dare di nuovo più spazio alla vera danza in tv questo permetterebbe anche a chi non ha i mezzi per andare a teatro di conoscere la danza, di essere aggiornato. La tv dovrebbe tornare ad essere più educativa e più culturale, meno reality e meno talent, e che la tv torni a fare ciò che dovrebbe.

Sul comunicato stampa del vostro spettacolo “Il Cigno Nero” che debutterà domani sera (sabato 9 maggio n.d.r.) c’è una frase che mi ha colpito in modo particolare: “Per definizione il diverso diventa sempre più il brutto, diventa il paradigma del non desiderato. Automaticamente si autoesclude, si circoscrive in un canto triste fatto di angoscia e di ribellione. Prova a vivere il suo mondo, la sua libertà fatta di partecipazione e di adesione, ma non ci riesce perché allontanato da un mare di perbenismo ipocrita che trova spessore nelle punte sublimi di un cigno bianco che non lascia spazio, né speranza, né abbraccio. Solo fredda gelida indifferenza. Tanto bianco e candido e ricco di valore si mostra il Cigno Bianco tanto infame cattivo e perfido idealizziamo il cigno nero.
”  Questa frase mi ha colpito perchè è la descrizione della realtà, di una realtà che vedo ogni giorno, per strada, nella società. Quanto il vostro spettacolo, oltre che dal saggio filosofico da cui prende spunto, attinge dalla realtà? 

Abbiamo effettivamente preso spunto dal saggio del Cigno Nero ma non abbiamo raccontato il libro. Partendo dal fatto che pur avendo ognuno di noi delle convinzioni basta un fattore esterno per stravolgerle, quindi siamo molto influenzabili. Ognuno di noi associa il nero al male, ed il diverso al male, e spesso usiamo questo per giustificare azioni che sono anche di una crudeltà estrema. Non vogliamo fare la morale a nessuno, ma la nostra è solo una constatazione, ad esempio la tecnologia ci ha avvicinato moltissimo alla conoscenza ma ciò nonostante tutto resta molto suferciale, non approfondiamo qui, e questo vale anche e sopratutto per i rapporti umani. Partendo dal saggio abbiamo fatto poi un’osservazione su quello che il mondo di oggi.

Progetti futuri per Walter Matteini e per la imPerfect Dance Company?

Per il futuro, dopodomani partiamo per Tel-Aviv poi abbiamo un tour in Germania, poi per nuove produzioni vediamo adesso portiamo a casa il Cigno Nero e poi penseremo ad altro

Ringraziamo Walter Matteini per il tempo che ci ha dedicato e gli facciamo gli in bocca al lupo per il debutto mondiale del loro nuovo spettacolo di Danza “Il Cigno Nero” sabato 9 maggio al Teatro Verdi di Pisa

Maf

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