Fantascienza, la Terra è abbastanza grande?

Earth_Western_Hemisphere_transparent_backgroundGuerre interestellari, imperi galattici, civiltà aliene, pirati spaziali, astronavi generazionali… tutti argomenti tipici della fantascienza che partono da un assunto comune: c’è qualcosa, là fuori.

Anzi, c’è molto.

La porzione di universo che conosciamo per esperienza diretta è in effetti minima, limitata a una parte (nemmeno tutto) del nostro pianeta. E allora da sempre la fantascienza cerca di spingersi oltre, appoggiandosi un po’ alle ipotesi della scienza e un po’ all’immaginazione degli autori, raccontando quello che c’è (o potrebbe esserci) al di là della Terra. Che sia un altro pianeta, sistema solare, galassia o addirittura universo.

La piccola e vecchia Terra, sovraccarica di secoli di storia umana, può apparire forse obsoleta e asfissiante. Ma è davvero così? Il nostro pianeta non ha più nulla da raccontare?

Difficile dimostrare un’affermazione così radicale. Pensando alle grandi saghe della fantascienza (Fondazione, Dune, Hyperion, Tschai…) ci muoviamo quasi sempre in contesti interplanetari, storie di ampio respiro che coprono spesso migliaia di anni. Ma questo non significa che la Terra di per sé sia priva di interesse.

Basta soltanto pensare a tutte le zone inesplorate del pianeta, tra cui ad esempio le profondità oceaniche dove la luce non arriva, di cui a oggi conosciamo pochissimo. Oppure ai milioni di anni di vita del pianeta di cui non sappiamo niente di più di quello che ci rimane dai fossili. Alle civiltà del passato perdute di cui ci rimangono solo poche tracce. O le centinaia di fenomeni e luoghi misteriosi che ad oggi non siamo ancora in grado di spiegare. Tutti questi spunti dovrebbero essere sufficienti a mostrare che c’è abbondanza di spazio (e di tempo) per scrivere tutte le storie che possiamo immaginare rimanendo coi piedi sulla Terra.Full_Sunburst_over_Earth

Il tutto senza nemmeno considerare che è il mestiere stesso della fantascienza muoversi anche in direzioni che altri generi non contemplano: in avanti e di lato. La dimensione del futuro, un numero imprecisato di anni a partire da ora, offre la possibilità di sviluppare idee virtualmente infinite. Così come le ucronie si muovono invece a partire da un punto di divergenza nella storia per mostrare una versione alternativa della Terra che già conosciamo.

Isaac Asimov stesso mise insieme una raccolta di racconti con questo titolo: La Terra è abbastanza grande. Tutte storie di fantascienza ambientate esclusivamente sul nostro mondo, l’unico che finora conosciamo. Perché non serve raggiungere altri pianeti per immaginare una serie interminabile di “what if…?”.

E anche quando ce ne andiamo dalla Terra, quando questa viene lasciata indietro, martoriata e perfino dimenticata, in realtà non ce ne liberiamo mai. In molte di quelle saghe intergalattiche infatti la Terra rimane un elemento quasi mitologico, ricordato con rispetto e nostalgia, la versione moderna del giardino dell’Eden che l’umanità non ha saputo conservare.

Quindi è davvero così, non c’è dubbio che la Terra sia abbastanza grande per ospitare noi e le nostre storie. Almeno finché sapremo farla durare.

Andrea Viscusi

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