Dostoevskij raccontato da G. Lavia

L’opera narra di un sogno rivelatore fatto dal protagonista proprio nella notte in cui ha scelto di togliersi la vita

Fëdor Michajlovič Dostoevskij è uno scrittore che non ha bisogno di presentazioni.

Numerose personalità del cinema, del teatro e non solo hanno amato le sue opere e si sono lasciati da esse ispirare.

3 LOW Gabriele Lavia _ ph. Filippo MilaniGabriele Lavia, l’attore e regista milanese, è uno di questi. Per essere più precisi, è il racconto pubblicato nel 1877 col titolo Il sogno di un uomo ridicolo, la sua più grande passione. Questo è ciò che lui stesso racconta al pubblico un attimo prima di iniziare il suo monologo, nella sala Thierry Salmon del Teatro Era sabato 5 dicembre 2015.

L’opera narra di un sogno appunto, un sogno rivelatore, fatto dal protagonista, proprio nella notte in cui ha scelto di togliersi la vita.

È stata una “stellina”, intravista in uno squarcio di cielo, a suggerirgli l’idea del drammatico epilogo. Ma una volta a casa, di fronte alla rivoltella carica, seduto sulla sua poltrona in stile Voltaire, il protagonista si accorge di non essere così distaccato e freddo come un uomo davvero deciso a morire, perché il suo animo è affranto e pieno di vergogna per non aver ascoltato il pianto di una bambina infreddolita che giù in strada chiedeva aiuto per la mamma morente.

E così, immerso nella sua desolante angoscia, l’uomo si addormenta, sprofondando in un sogno vivido nel quale si suicida realmente. Ma questa morte è qualcosa che lo lascia comunque cosciente, anche dall’interno della sua bara, nell’umido terreno, fin quando uno strano essere non viene a sollevarlo dalla sua sepoltura per portarlo nel profondo universo. Qui incontra una nuova terra, in tutto e per tutto simile a quella che lui ha lasciato. Questa è però una sorta di biblico Eden, dove gli uomini non conoscono il vizio e vivono in pace e prosperità. L’arrivo dello straniero però insinua il “virus” della corruzione tra di loro, ed essi cominciano a sperimentare la menzogna, l’ira, la gelosia, la vergogna e la malizia.

2 LOW Gabriele Lavia _ ph. Filippo Milani

A questo punto il protagonista si rende conto di essere responsabile di quello scempio e chiede di essere ucciso affinchè tutto possa tornare come prima, ma nessuno gli crede, nessuno ricorda più la vita pacifica di prima. Ed è qui che il sogno si conclude.

Un testo complesso e sconcertante, che scava in profondità nell’essenza dell’animale uomo, nel suo intimo e nelle sue responsabilità di fronte alla propria condizione attuale.

Un testo che ci pone rigide domande, dalle quali non possiamo svicolare, di fronte alle quali ognuno è solo con sé stesso.

Lavia lo ha portato in scena molte volte durante la sua carriera, ed in molteplici versioni.

Il semplice monologo, dove l’attore utilizza unicamente una sedia, dalla quale non si muove mai, fatica ad arrivare pienamente al pubblico. La parola di Dostoevskij è potente e piena di significato, portale di elucubrazioni e introspezioni profondissime, la voce di Lavia ricca di evoluzioni, ma il rischio di perdersi in questo mare e non saper più riaffiorare è alto.

chiaraChiara Lazzeri

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