Dall’università al set

Intervista ad Antonio Buscema

Calabrese d’origine e pisano d’adozione per motivi di studio, l’assistente alla regia e sceneggiatore Antonio Buscema, si racconta a Tuttomondo. Con lui affronteremo sia i momenti salienti che ha vissuto sul set dell’ultimo film di Massimiliano Bruno, Gli ultimi saranno ultimi, sia le altre tappe di un percorso che, nonostante la giovane età, presenta momenti importanti. Buona lettura.

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Ciao Antonio, benvenuto sulle pagine di Tuttomondo. Ho deciso di interpellarti perché ci piace raccontare le storie di personaggi che, parallelamente al percorso di studio, riescono a trovare spazio in ambiti lavorativi vicini alle cose che hanno studiato o stanno studiando. Puoi farci una breve auto-introduzione su di te?

Io sono iscritto al corso di laurea di DISCO (Discipline dello spettacolo e della comunicazione) all’Università di Pisa, sono al secondo anno e mi laureerò nel 2017. Dallo scorso anno sono assistente alla direzione tecnica del Lucca Film Festival, esperienza che ripeterò anche durante la prossima edizione del Festival tra il 3 ed il 10 aprile 2016 (nel 2014 invece ho fatto quest’esperienza da stagista). In questa sede ho avuto modo di conoscere David Lynch, Terry Gilliam, Jeremy Irons, Alfonso Cuaron e John Boorman. Prima di arrivare a raccontarti delle esperienze sui vari set su cui sono stato presente, ho avuto modo di frequentare un corso organizzato dalla RAI riguardante la sceneggiatura. Un corso che trattava in modo maggioritario la scrittura per serie TV ed in modo minore quella per il cinema: venivano insegnati tutti i trucchi che tentano di sbloccare nella mente dello studente tutti i meccanismi difficili della sceneggiatura.

Questo per quanto concerne la parte teorica, mentre al livello pratico cosa hai maturato nei mesi precedenti al tuo arrivo sul set del film di Massimiliano Bruno?

Ho aiutato il regista Matteo Russo nella realizzazione del suo cortometraggio Storia di una donna che amava suo figlio. In questo lavoro ho avuto i ruoli di co-sceneggiatore, organizzatore ed aiuto regista. Storia di una donna che amava suo figlio proverà ad accedere a festival nazionali ed internazionali. Pur essendo un set amatoriale è stata un’esperienza che mi ha trasmesso molto. Matteo, avendo più esperienza di me, è riuscito ad indirizzarmi e a darmi delle dritte che mi sono servite quando sono stato catapultato nella realtà dei professionisti. Inoltre sono stato ospite di Roan Johnson sul set del suo nuovo film Piuma, in uscita nelle sale nel 2016: un’esperienza simpatica con un regista emergente con cui spero di collaborare prossimamente.

Com’è stato questo salto, quasi immediato, tra una produzione amatoriale – seppur dignitosa – di cortometraggi ed il mondo del cinema? Quali sono le strade che ti hanno portato a stringere questa collaborazione?

È normale trovare differenze rilevanti passando da un set amatoriale ad un set di professionisti. È una realtà completamente diversa con ritmi e priorietà differenti. Sul set de Gli ultimi saranno ultimi ci sono professionisti che devono rispettare tempistiche particolari. Per quanto concerne il livello tecnico: sono passato dal girare corti con mezza macchina ed un operatore ad arrivare ad essere parte di una troupe di 30/40 persone. Questa collaborazione è nata grazie ad uno stage universitario. Ed è tramite questo che sono riuscito ad ottenere il ruolo di assistente alla regia.

E per quanto tempo sei rimasto sul set?

Un mese tra Giugno e Luglio 2015. Un mese di riprese a Nepi in provincia di Viterbo. A Roma abbiamo girato due o tre volte, mentre tutte le scene erano girate a Nepi. Un piccolo paesino dove c’è la famosa sorgente dell’Acqua di Nepi. Sono rimasto per quasi un mese a dormire in quel paesino di 8000 abitanti, tra l’altro dormivo in un monastero insieme ad altri membri della troupe. Con loro infatti ho stretto un rapporto di amicizia molto forte, siamo riusciti a creare un bel gruppo.

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Ci puoi raccontare la giornata tipo di un giovane assistente alla regia? Quali sono i suoi ruoli?

Per prima cosa l’assistente alla regia in un film si occupa del fabbisogno degli attori. Alla mattina l’assistente arriva al cosiddetto campo-base, una specie di centrale operativa dove troverà i camper del trucco e dei costumi e deve presentarsi prima dell’arrivo degli attori. Appena arrivano gli attori li deve coordinare con il capo costumista ed il capo truccatore; deve essere bravo a perdere meno tempo possibile mandando magari prima le donne al trucco e gli uomini alla prova costumi. Dopo questo passo, l’assistente deve accompagnare gli attori sul set: loro non possono essere mai lasciati da soli anche se si allontanano solamente per una telefonata. Una volta sul set se l’attore desidera un caffè o altro tu glielo devi portare, dopodiché sul set la priorità non sono più gli attori che passano sotto il controllo del regista e dell’aiuto regista bensì gli attori secondari e le comparse. L’assistente si occupa della cornice, del posizionamento degli attori secondari e del movimento delle comparse.

E quindi in sintesi, dal momento in cui il regista batte il famigerato “ciak”, qual è il tuo compito principale?

Tu sei sempre sulla scena, devi coordinare le comparse, li devi dire quando muoversi o quando non muoversi. In poche parole non si sta mai fermi perché ovviamente le comparse non essendo attori professionisti devono essere accompagnati passo dopo passo per la riuscita della scena. Inoltre l’assistente deve curare il fabbisogno del regista e anche dell’aiuto regista.

Visto il livello di personalità che gravitavano attorno a Gli ultimi saranno ultimi (Paola Cortellesi, Alessandro Gassman, Fabrizio Bentivoglio), come sono state le tue impressioni nei loro confronti?

All’inizio ero un po’intimorito essendo il mio primo set importante. Li vedevo sempre in TV e in quel contesto ero invece parte di loro. Ma il timore è durato solo un’ora; ho visto che erano persone vere con le quali è semplice interagire, ho trovato soprattutto in Paola Cortellesi una persona eccezionale. Tanto per farti un esempio: la mia ragazza ha fatto il compleanno nel periodo delle riprese ed io con Paola Cortellesi e Massimiliano Bruno (il regista) abbiamo fatto un video messaggio per farle le auguri. Ho avuto la fortuna di lavorare in un set abbastanza pacifico nel quale spirava un’aria abbastanza familiare ed è stato più semplice per me immergermi in questa realtà.

sul set

In questo momento di cosa ti stai occupando?

Attualmente sono sul set di una web-series di cui i dettagli verranno rivelati a breve (le riprese si stanno effettuando su un set a Roma), ma appena ho finito con Gli ultimi saranno ultimi, verso settembre sono andato a Crotone, nella mia terra nativa, ed ho avuto la possibilità di lavorare in un cortometraggio, Massima punizione, per la regia di Aldo Iuliano, sempre in qualità di assistente alla regia. È stata una grande esperienza anche perché come direttore della fotografia c’era Daniele Ciprì, uno dei più apprezzati direttori di tutta Italia. Aldo Iuliano è inoltre colui che mi ha insegnato, quando ero ancora un liceale, a livello tecnico cosa volesse dire “regia”.

Dall’insegnamento che ti ha dato Iuliano in età giovanile per arrivare alle tue ultime esperienze, qual è l’idea di “regia” che Antonio Buscema ha maturato in questi anni?

Lui non è stato il mio mentore, il mio mentore è stato mio nonno che sin da piccolo mi ha fatto scoprire cosa fosse il cinema. Aldo l’ho conosciuto ai tempi del liceo quando faceva il coordinatore nel nostro istituto per girare un corto sulla mafia. Ha visto che ero un ragazzo appassionato di cinema e mi ha tenuto sotto la sua ala per tutta la durata del progetto. Grazie a lui mi sono avvicinato tecnicamente al cinema. Attraverso queste mie esperienze, come idea di regia ho capito che molti registi e troupe sbagliano a non essere veramente legate tra loro ed in molte situazioni le varie sezioni (fotografia, regia, sonoro) si sentono autosufficienti. Invece nel film Gli ultimi saranno gli ultimi ho avuto per fortuna la dimostrazione che il set può andare oltre ed abbattere queste barriere professionali. Se mai girassi un film vorrei un set familiare ed il collante che può tenere unite tutte queste realtà è, appunto, la figura del regista.

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Tomas Ticciati
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