Dal marmo, la testimonianza del dolore

“L’emozione di marmo. I monumenti ai caduti della Grande Guerra a Pisa e nel territorio”

La mostra ora in corso al Museo della Grafica di Palazzo Lanfranchi (Lungarno Galilei, 9), visitabile fino al 4 novembre 2015, intende riportare l’attenzione su tutti i monumenti, spesso di marmo, che all’indomani della Prima Guerra Mondiale, vennero eretti a Pisa e dintorni per celebrare i giovani soldati caduti. Curata da Alessandro Tosi, Alberto Mario Banti e Stefano Renzoni, professori dell’Università di Pisa, la mostra è inserita nel programma ufficiale delle commemorazioni del centenario della prima Guerra Mondiale, a cura della Presidenza del Consiglio dei Ministri, nonché nel progetto Piccoli Grandi Musei promosso dalla Regione Toscana e dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, nato per la valorizzazione del patrimonio artistico del territorio e quest’anno dedicato, con il sostegno della Consulta delle Fondazioni di origine bancaria, alla Toscana del ‘900.

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Se nel Risorgimento era sufficiente celebrare il capo per celebrare anche tutti coloro che avevano partecipato alle battaglie –  vedi, ad esempio, i monumenti eretti nelle piazze di molte città italiane in onore di Garibaldi e dominati dalla sua imponente figura – finita la Grande Guerra la celebrazione del solo capo non bastava più. Troppi giovani erano morti in una guerra della quale, forse, non avevano neanche compreso le ragioni, e venne quindi sentita l’esigenza di ricordarli tutti, uno per uno, inserendo sul marmo degli elenchi con i nomi. Questi monumenti nascevano però anche con l’intenzione di dare conforto all’immenso dolore provato dalle madri e dai padri, dai fratelli e sorelle, dagli amici, nonché dai reduci, coloro che, a differenza di tanti loro compagni, erano ritornati dal campo di battaglia, spesso non senza traumi.
Oggi questi monumenti vengono talvolta ignorati, usati magari come rotonde o completamente abbandonati, ricoperti dalle erbacce o lasciati alla “cura” dei volatili. Alcuni di questi monumenti non posseggono un vero e proprio valore dal punto di vista artistico, ma sono comunque importanti perché testimoni di un immenso dolore. Ed ecco allora che nasce la campagna fotografica che sta alla base di questa mostra, per riscoprire le lapidi e le statue di marmo, bronzo o pietra fatte erigere in molte frazioni, paesi e città italiane, richiamando alla memoria un album fotografico realizzato negli anni ’30 che mappava la provincia pisana e questa vera e propria “invasione monumentale”.
Sono tante le iconografie sviluppate in questi monumenti: si passa attraverso figure femminili, vestite con la tunica o la corazza, personificazione dell’Italia che ricorda i suoi soldati, e maschili, come il corpo nudo di un giovane forte e atletico, dotato di scudo o di coltello, oppure colto mentre stringe al petto la bandiera della patria. In ogni caso non vengono mai evocate le atrocità della guerra: se il giovane soldato viene rappresentato morto o morente, sul suo corpo non ci sono tracce di ferite.
Indipendentemente dall’iconografia adottata, le iscrizioni invitano a ricordare tutti i soldati morti sul campo di battaglia per il bene della madrepatria, dando così vita ad un discorso nazional-patriottico, che a volte si colora di un senso sacrificale: i soldati hanno scelto di immolare se stessi per amore della patria Italia.

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Ad aprire l’esposizione sono alcuni disegni e incisioni del viareggino Lorenzo Viani e dell’artista bergamasco Mario Chiattone, protagonisti dell’arte del ‘900. Seguono poi una ricostruzione in 3D del monumento agli universitari pisani caduti, eretto su iniziativa di un Comitato studentesco nel cortile interno della Sapienza di Pisa (sede della facoltà di Giurisprudenza) – inaugurato nel 1924 – e una riproduzione fotografica del monumento ai caduti di Barbaricina, eretto grazie ad un Comitato esecutivo appositamente istituito nel 1924; è inoltre visibile il modellino in bronzo per questo monumento, uno dei pochi giunti fino a noi.
Nelle altre sale della mostra sono poi esposte fotografie di grandi dimensioni che illustrano i monumenti presenti nelle località nei dintorni di Pisa. Spesso sono fotografie che isolano un particolare del monumento, quello più significativo, andando ad indagare l’espressività delle figure che ne sono protagoniste.
A fare da colonna sonora e da sottofondo alle immagini, vi sono canzoni che trattano il tema della guerra e che riescono a rendere ancora più suggestiva la visita tra le diverse sale.

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Una componente ludica che arricchisce la mostra è costituita da un album fotografico digitale creato dall’Acquario della Memoria, collocato in un sala dell’esposizione, a circa metà del percorso. Si tratta di un gioco interattivo, intitolato “Ri-conosci te stesso”, che ha lo scopo di mettere alla prova la conoscenza dei visitatori, e dei pisani in particolare, del territorio cittadino circostante; scopo del gioco è capire in quale località si trovano i monumenti indicati nelle diverse fotografie.
Al di là del tema specifico trattato, questa mostra ricorda che non è giusto rivolgere la nostra attenzione soltanto alla moltitudine di opere artistiche, pur spettacolari, conservate nei musei italiani ed europei, legate ai grandi nomi della storia dell’arte, ma che anche il nostro territorio, con le sue memorie, merita di essere osservato e compreso.

Elisa La Pietra

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