Conventi, camelie e fantasmi. Un crowdfunding per Nicosia

CALCI (PI) – Se vi appassiona il Medioevo, fosco e meraviglioso al tempo stesso, dovete conoscere la storia del convento di Nicosia.

Situato in Val Graziosa, il nome già vi anticipa la bellezza quieta e armonica della valle in cui sorge, non lontano dalla stupenda Certosa di Calci, è nascosto tra il verde alla fine di un erto ma breve cammino.

È un complesso conventuale sorto nel 1267 per volere del Beato Ugo da Fagiano, la cui effige austera ci osserva dall’architrave della porta d’ingresso: è lui che ha voluto che questo luogo sacro si chiamasse Nicosia.

Il primo pensiero che viene allora in mente a tutti è: che cosa c’entra Nicosia, capitale dell’Isola di Cipro, con Pisa? All’epoca la Chiesa cattolica era in continua espansione, alla ricerca costante di terre e uomini da convertire e strappare al buio del peccato. Il pisano Ugo (Fagiano era il nome del piccolo villaggio a est di Pisa, dove era nato) di umili origini ma di grande intelletto, dopo gli studi a Bologna fu inviato in Francia, poi in Egitto, e da lì a Cipro, dove nel 1251 venne nominato Vescovo di Nicosia. Verso il 1260 fu costretto a tornare in patria per motivi di salute, e qui impegnò le sue ultime forze per costruire un nuovo convento dedicato a Sant’Agostino, la cui prima pietra fu posta e benedetta il 21 dicembre del 1263. Il complesso sorse in una località allora sperduta, ma ricca di boschi e sorgenti, che in ricordo degli anni trascorsi a Cipro battezzò Nicosia. Ugo dettò rigide regole di osservanza per i suoi confratelli: non dovevano svolgere lavori manuali o agricoli, né potevano uscire dal perimetro del convento. Poco dopo Ugo morì, e le sue spoglie giacciono adesso nella piccola chiesa conventuale, sotto una pietra tombale fortemente consumata. Negli anni attorno alla sua sepoltura nacque una leggenda che narra di profanazioni di tombe, scalpellini dannati e fantasmi.

Il convento prosperò nei secoli, attraverso lasciti e acquisti di terreni. Nel XV secolo fu ampliato con la costruzione dell’infermeria (il cosiddetto lazzaretto) e del chiostro, e raggiunse il suo massimo splendore anche grazie ai privilegi e alle esenzioni dalle tasse concesse dalla Signoria di Pisa, che furono poi confermate nel secolo successivo dalla Signoria di Firenze. Nel XVIII secolo il convento andò declinando, svuotandosi lentamente fino alla soppressione, ordinata nel 1778 dal Granduca Leopoldo I. Pochi anni dopo però fu affidato ai Francescani, che poco più in alto del complesso conventuale costruirono il cimitero, che ancora esiste, e dal quale si gode una meravigliosa vista sulla Certosa di Calci.

Tra alterne vicende, fra cui la soppressione degli ordini religiosi sotto Napoleone e il successivo ripristino, il convento restò attivo fino agli anni ’70 del secolo scorso, poi sopraggiunsero il declino, l’abbandono, e i rovi che coprirono tutto.

Nel 2004, non sopportando di vedere un luogo tanto bello andare in rovina, un gruppo di volontari ha fondato l’Associazione Nicosia Nostra, che lavora per ridare dignità e visibilità al Convento, attraverso la cura degli edifici e della zona boschiva circostante.

Il sito è ancora incantevole, un luogo di pace e silenzio così bello che l’anno scorso l’hanno voluto abbracciare in tantissimi, più di 1.500 persone! Però, nonostante tutto l’affetto e l’impegno di chi lo ama, il convento ha urgente bisogno di restauri: la zona del chiostro non è visitabile per rischio di crolli, e le camelie centenarie che vi crescono si possono ammirare solo da lontano. Per il Convento l’associazione organizza concerti e manifestazioni, come quella appena conclusa, Le camelie del chiostro, che si tiene tutti gli anni. Per tutta la sua durata i volontari hanno riempito la chiesa, da poco restaurata, di centinaia di camelie di moltissime varietà, in un tripudio di grazia botanica. Hanno poi decorato anche il sentiero che sale al convento, con fiori veri e deliziose camelie di carta, e sul piccolo sagrato davanti alla chiesa hanno accolto con gentilezza i visitatori, preparando dolci e organizzando passeggiate botanico culturali.

Però volontà e disponibilità non bastano, c’è bisogno di fondi importanti perché questo gioiello appartato ritorni alla sua bellezza, e quindi lo scorso 1° aprile è stato lanciato ufficialmente un progetto di crowdfunding. Le donazioni partono da soli cinque euro, ma prima di donare andate a visitarlo, e annusate l’aria pura osservando in lontananza la rupe della Verruca che sovrasta la valle. Poi entrate in chiesa, e immaginatevi i monaci che pregavano in silenzio. Infine salite fra gli ulivi, e fate vagare il vostro sguardo tra la non lontana Certosa e le dolci colline pisane. A questo punto avrete voglia di fare molto di più di quello che pensavate per questo luogo unico, e sarete pronti per donare.

 Per le donazioni: andate qui e cercate il progetto Da un abbraccio a… un crowdfunding per Nicosia, cliccate su Partecipa e scegliete la cifra che volete donare. Ci sono persino delle piccole ricompense pensate dall’associazione per chi dona: 5 euro, sarete ringraziati sulla pagina Facebook e sul Blog dell’associazione; 15 euro, avrete in omaggio un opuscolo e una borsa in tela di cotone; 30 euro, parteciperete a una visita guidata a Nicosia; 60 euro, avrete una stampa fotografica in bianco e nero 50×50 cm su supporto rigido; 150 euro, una cena suggestiva al convento; 250 euro, una visita guidata, una cena suggestiva al convento e la pubblicazione Nicosia. Storie, leggende, misteri.

C’è tempo fino al 1° luglio per partecipare al crowdfunding.

Claudia Menichini
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