Crimson Peak, molto più di una storia gotica

Si può raccontare la nuova opera di Guillermo Del Toro attraverso una stretta filiazione con un manoscritto inscindibilmente legato alla protagonista? Assolutamente sì

Crimson Peak (Guillermo Del Toro, 2015)

crimson-peak-poster

Crimson Peak è un film fortemente voluto dal regista: il soggetto nasce a fine 2006 e corre il rischio di non venire mai alla luce, cosa avvenuta peraltro al suo progetto lovecraftiano At The Mountains Of Madness.

Fortunatamente dopo il (moderato) successo di Pacific Rim e l’avvicinamento di Del Toro ai produttori della Legendary Pictures, la storia riceve il semaforo verde dai piani alti e può muovere i primi passi di scrittura.

Il regista messicano unisce le proprie forze a quelle di Matthew Robbins, già sceneggiatore non accreditato per il primo Spielberg e che come regista ha girato alcune piccole chicche anni ’80 come The Legend of Billie Jean.

In un panorama cinematografico odierno nel quale la fase di scrittura è ritenuta solo un mero passaggio per giungere ad adattamenti da romanzi young-adult, creare biopic di personaggi di cui non se ne sente il bisogno e nel quale addirittura gli horror d’ispirazione demoniaca vengono bollati con la dicitura “tratto da una storia vera”, l’esperienza di Crimson Peak è sicuramente da prendere in considerazione.

Ormai i film che riempiono le sale (e le pagine facebook) sono tratti da un libro o si è tratti da una storia vera (basti pensare agli ultimi lavori di Eastwood, Zemeckis con The Walk o Spielberg con l’atteso Bridge of Spies). Sulla prima opzione non ho molte riserve o pregiudizi, visto che nella storia del cinema sono stati adattati centinaia di capolavori ma per l’appunto si trattava di capolavori e non di saghe od universi espansi che sanno far felici sono il cosiddetto fandom. La differenza risiede proprio in questo dettaglio ed anche rimanendo nel campo dell’entertainment puro e giovanilistico, è obbligo ricordare come Goonies, E.T., Ritorno al Futuro, Robocop, Explorers, Gremlins e via dicendo nascono da una scrittura nata per il cinema e non da una scrittura di traduzione.

Proprio qui sta la bellezza di Crimson Peak, la bellezza di utilizzare la scrittura ed il testo su due livelli. Il primo livello è quella utilizzato da Del Toro e Robbins per imbastire una storia gotica dal piglio romantico (nel vero senso della parola, ovvero Brontë, du Maurier, Le Fanu), il secondo livello, invece, è quello che va di pari passo con la narrazione, visto che il film si apre e si chiude con un libro e la voce fuori campo che ne declama alcune parti. Mia Wasikowska è Edith Cushing, figlia del magnate americano Carter Cushing.

Per l’appunto la ragazza è un’appassionata di scrittura fantastica, vede il suo manoscritto essere rigettato dal suo editore, sente la presenza di fantasmi sin dalla giovane età, non ha ancora provato il vero amore. Tom Hiddlestone è Sir Thomas Sharpe, baronetto, proprietario di miniere di argilla, provetto inventore e affabulatore indefesso. Jessica Chastain è Lady Lucille Sharpe, sorella di Thomas. I due fratelli sono gli abitanti di Allerdale Hall, sita in Crimson Peak, il luogo che proprio la madre di Edith, in versione fantasma, le consigliava di starci lontano.

mia-wasikowska-jessica-chastain-crimson-peak-posters

Per parlare del film e della sua costruzione scenica si può (e si deve) partire proprio dalla casa, costruita nei Pinewood Studios di Toronto: tre piani di altezza, un ascensore antico funzionante, un tetto che lascia entrare i fiocchi di neve, cigolii, intarsi e sculture, ritratti e anfratti.

Del Toro aveva questo desiderio di costruire «una casa che fosse magnifica ma che al tempo stesso rappresentasse i fantasmi del passato», mentre lo scenografo Tom Sanders ha rimarcato il fatto che loro hanno «progettato tutto su misura». Questa volontà di fare qualcosa di fisico, tattile e concreto è finalmente un primo passo verso una via alternativa che l’horror dovrà percorrere per lasciare alle proprie spalle quella che Andrea Fornasiero di FilmTV ha chiamato la «povertà del dilagante filone del finto found-footage». Era dai tempi del Dracula coppoliano che non vedevamo sul grande schermo un film horror così ricco e visivamente imponente, con musiche coinvolgenti di Fernando Velázquez sempre pronte a coinvolgere lo spettatore nella vicenda.

crimson-peak-5-970x546-c

I tagli di luce irreale si apprezzano con il cuore pieno di gioia per riuscire a vedere sul grande schermo ancora la lezione impartita 45 anni fa da quel Mario Bava di cui adesso tutti parlano (lo stesso Garrone, per il suo Il racconto dei racconti, lo ha citato nelle varie interviste) ma che sino allo scorso lustro nessuno si ricordava più di menzionare. Se mettiamo a paragone le immagini e le tonalità de La frusta e il corpo e quelle presenti nel film di Del Toro sono possibili ravvisare somiglianze cromatiche, anche se poi Crimson Peak offre un ventaglio cromatico molto ampio e variabile.

Il lavoro di recupero sulle fonti anni ’60 ed anni ’70 messo in atto da Del Toro non segue la medesima prassi a cui ci ha abituato Quentinn Tarantino negli ultimi 25 anni. Il regista messicano non lavora per giungere ad un nuovo linguaggio cinematografico. In Crimson Peak non vediamo un rimescolamento degli stilemi del gotico, bensì un’affiliazione tanto pregna di amore quanto piena di abilità (quasi calligrafica, dice qualcuno) di ricreare situazioni e contesti visivi, emozionali e musicali verso queste visioni.

la-frusta-e-il-corpo-1963-6

IMG_20150601_100806Tomas Ticciati

Tomas Ticciati
Condividi l'articolo
One comment to “Crimson Peak, molto più di una storia gotica”
  1. 2volte ho visto questo film super gotico e coinvolgente e posso dire che l’unica cosa che non mi garba e’ che il piccolo Cane già sopravvissuto a un omicidio non compare nella scena finale, anche se aveva aiutato la protagonista con una specie di Pet Therapy. DIMENTICANZA?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.