Convivialità e condivisione. Con “Book at home” la cultura ha un gusto rétro

Book at home è l’iniziativa ideata da MdS Editore. Ne abbiamo parlato con la presidente Sara Ferraioli.

Partiamo dall’idea Book at home. Cos’è e come l’avete concepita?
«L’idea è nata, come spesso accade in questi situazioni, un po’ per caso, poi naturalmente ci abbiamo ragionato. Era da tempo che pensavamo a qualcosa di diverso che vedesse una nutrita partecipazione di persone che si trovassero in una situazione di maggiore intimità, che le mettesse a proprio agio, facendole al tempo stesso sentire più “partecipi”. La casa è stato il primo luogo che ci è venuto in mente ed in fondo quello dove poi risiedono molti libri, quindi perché non portarci, almeno per una serata, anche gli autori? Proprio mentre nasceva l’idea Sara Ficocelli e Francesca Petrucci, due autrici MdS, sono state invitate in alcune case private a presentare i loro libri, rispettivamente La vita nascosta e PuroSangue. Ci siamo subito resi conto che le persone erano molto più interessate e con tanta voglia di fare domande. Non ci sono stati quegli attimi di imbarazzo tipici del “qualcuno ha una domanda?” e le curiosità hanno inframezzato tutta la presentazione, così la locandina dell’evento è diventata un vero e proprio logo e da lì abbiamo pensato a un format organizzativo».

Sara Ferraioli, presidente di MdS Editore


Come funziona e come si partecipa?

«Partecipare è semplice, una volta deciso autore e titolo bisogna mettersi in contatto con l’editore e definire i dettagli. A chi ospita non costa nulla, anzi noi regaliamo libri a scelta dal catalogo. Basta decidere di regalare agli amici una serata diversa ricca di volontà di condivisione.
Nelle serate finora organizzate inoltre c’è stato spazio per fare brindisi, e in alcuni casi vere e proprie cene. Felicissima anche l’idea di “ospitare” qualcuno che imbracci la chitarra o si sieda al pianoforte: la serata è risultata ancora più piacevole e accattivante con un accompagnamento musicale. L’idea è appunto quella di creare intorno al libro un vero e proprio intrattenimento, come accadeva nei salotti di inizio secolo, quando non erano certo la televisione o Facebook ad animare le serate».

Cosa può dare Book at home in più rispetto alle presentazioni tradizionali e ai classici firmacopie, che sempre più raramente – dobbiamo dirlo – fanno il tutto esaurito?
«Come dicevo prima occorrono persone motivate ad ascoltare qualcuno che parla di un libro, occorrono quindi idee, bei libri e buona organizzazione, per creare quel qualcosa in più che è la convivialità, il piacere di stare insieme, la condivisione. I veri libri sono, e devono essere pericolosi, quasi sovversivi, nemici del conformismo e dell’omologazione».

Vendite in calo, librerie che chiudono, il digitale che dicono sia ormai pronto a fagocitare il “vecchio” sistema senza far guadagnare nessuno. Uno scenario dipinto spesso come apocalittico. Il mondo dell’editoria, più che in crisi (che riteniamo solo una parte del problema), non sa ancora bene che cosa c’è dopo questa lunga notte, non sa con certezza dove investire. Siete d’accordo? Quali risposte state provando a dare?
«Ho letto recentemente un interessante articolo su questa cultura del “declinismo”, secondo la quale il passato era migliore e ora va tutto male e andrà sempre peggio. In casa editrice coltiviamo l’ottimismo della volontà, che senza nascondersi le difficoltà, cerca di individuare nuove strade. Certo le librerie vivono un momento di trasformazione, ma non mi unisco al piagnisteo generale; le librerie in molti casi perdono clienti perché non hanno assortimento e non sono capaci di trovare editori e distributori sui loro strumenti di gestione, perdono così sia la vendita che i clienti, che preferiscono acquistare libri on line. Il digitale è una specie di orco del quale tutti hanno paura; ma un libraio dovrebbe intervenire sui processi che può controllare, cioè pensare a fare bene il suo lavoro. Discutere sui sistemi fuori dalla propria capacità di intervento è ozioso e non dà nessun risultato concreto; ricordo per finire che in Germania per diventare librai si va all’università, perché la passione non basta».

Parliamo della casa editrice. Quali titoli state facendo conoscere al pubblico in questo periodo?
«Negli ultimi mesi dell’anno abbiamo avuto uscite importanti che hanno avuto ottimo riscontro di pubblico. Il già citato libro di Francesca Petrucci, PuroSangue, che è un giallo ma apporta al filone ormai ben conosciuto una novità originale: i delitti, sui quali indaga un maresciallo siciliano da poco trasferito in Toscana, sono compiuti non su esseri umani ma sugli animali di una misteriosa donna. Poi sono usciti i racconti, articolati in quattro sezioni, di Fabrizio Bartelloni: Testimoni d’accusa. Manuale di confessioni involontarie, un libro di alta qualità di scrittura che indaga gli angoli bui e le pulsioni più profonde dell’esistenza umana. Una pubblicazione a cui teniamo moltissimo è Gabbie, libro scritto da e con i detenuti della casa circondariale Don Bosco di Pisa. Si tratta del frutto del progetto di scrittura che svolgiamo da due anni e che servirà a raccogliere fondi per progetti di reinserimento lavorativo per chi ha espiato la pena. Siamo stati invitati a presentarlo alla Camera dei Deputati, motivo di grande soddisfazione.
Queste le ultime uscite, ma durante l’anno non sono mancate le soddisfazioni: Sara Ficocelli ha ricevuto inviti per presentazioni in tutta Italia e La vita nascosta è giunta alla quarta ristampa in pochi mesi. Anche le raccolte di racconti come Il mare capovolto di Marco Ursano e Long playing di Giovanni Vannozzi hanno ricevuto molti apprezzamenti di pubblico e critica».

Facciamo un bilancio di questi primi quattro anni di attività di Mds Editore, tra difficoltà e soddisfazioni.
«Anche se sembra ieri sono appunto trascorsi quattro anni da quando, con Elena Sbrana  e Carmine Santangelo, rilevammo una casa editrice livornese. Subito dopo pensammo al concorso artistico letterario, alla rivista on line Manidistrega.it, a ristrutturare le collane con nuovi contenuti e una nuova grafica. Da allora eventi, presentazioni, progetti e libri si sono succeduti con un ritmo frenetico e ininterrotto. I ricordi davvero belli sono molti. Dal Libro della collana I cuccioli, sempre di Francesca Petrucci, Mia story. Dall’abbandono all’amore che racconta in prima persona, con gli occhi del cane, la storia di un’adozione che ha emozionato grandi e piccini. Il libro è tuttora il nostro best seller con oltre 1.200 copie vendute. Anche tutto il periodo di promozione del nostro “successo” Sulle spallette alle nove (romanzo sperimentale scritto “a otto mani”) è stato fantastico. Da questa folle idea del mattatore Fabrizio Bartelloni e di Silvia Belli ha avuto origine un romanzo che ha riscontrato un successo incredibile: in pochi si aspettavano una qualità letteraria così alta per un romanzo collettivo nato appunto come un vero e proprio “esperimento” letterario. 
Poi a fine anno, per essere precisi il 31 dicembre 2016, ci arriva una mail dal direttore de La Nazione, Tommaso Strambi, che ci propone un libro sulla burrascosa storia del Pisa calcio degli ultimi mesi: il libro doveva essere in edicola il 21 gennaio! È stata una corsa contro il tempo ma siamo riusciti a mandare 8.000 copie in edicola in pochissimi giorni e farne il sold out. Potrei continuare con tanti ricordi e non finire più, alla base di ogni uscita c’è la gioia di condividere il tempo con una squadra forte che è sempre in continuo fermento».

Qual è la vostra caratteristica migliore, quella che, fra tutte, vi definisce e distingue?
«Siamo una squadra che fa dell’amore per i libri il vero collante e il motore per trasformare ogni progetto in un’occasione di crescita, personale e collettiva. Abbiamo amici che, veri e propri “fans” della casa editrice, ci aiutano e ci affiancano in ogni iniziativa, collaboratori che si adoperano nei modi più diversi, direttori di collana (come i già citati Fabrizio Bartelloni e Silvia Belli) che formano un gruppo di lavoro stimolante. Non è sempre facile, ci sono discussioni e scambi di opinioni a volte anche accesi, ma poi i risultati arrivano e dal confronto si esce sempre un po’ più ricchi. Siamo una squadra eterogenea che del brainstorming ha fatto la regola di lavoro. Siamo un editore che accetta di pubblicare solo ciò in cui crede fermamente, senza chiedere mai, e questo lo vogliamo ribadire perché è davvero una rarità nel panorama dell’editoria, nessun contributo agli autori. Questo comporta un grande impegno, ma ci regala una marcia in più e permette di costruire un rapporto di fiducia con il lettore che, ci siamo accorti, aspetta le nostre uscite con grande trepidazione».

Progetti futuri, raccontabili e segreti. Qualche anticipazione per Tuttomondo?
«Nei primi mesi dell’anno lavoreremo sulla struttura organizzativa. E la pianificazione prevede la partecipazione ai più importanti festival di letteratura, come Milano, Torino e molti altri. Ci sarà poi l’uscita di un importante inedito di Giorgio Manganelli che, dopo la pubblicazione del romanzo del filosofo Ermanno Bencivenga e la nuova edizione di Una città proletaria di Athos Bigongiali, significa chiaramente che MdS, seppure fortemente legato al territorio, non è certo un editore localistico. A marzo uscirà un libro per bambini delicato e curioso come l’autrice Barbara Cerri e il bravissimo illustratore romano Mauro Molle. Ci sono poi altri progetti molto “segreti”, ma già a buon punto dei quali non posso svelare niente ma che saranno per i lettori, si spera, una bella sorpresa e non deluderanno certo le loro aspettative, fin qui evidentemente ben riposte».

Francesco Bondielli
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