Il Bello del Classico

 

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Il classico di questo mese è Il giro di vite di Henry James.

Scrivere la recensione di un classico non è semplice perché su di esso è già stato scritto tutto, spesso anche da autorevolissimi critici: su questo romanzo, in particolare, hanno scritto Borges e Calvino, per esempio. Difficile, quindi, non essere condizionati da queste critiche eccellenti e, soprattutto, riuscire a dire qualcosa di nuovo. L’unica possibilità che rimane è pensare allo scopo di questa recensione, che è quello di spingere a leggere o rileggere questo piccolo capolavoro dell’ottocento.

9788811360766gLa storia è, tutto sommato, abbastanza semplice. C’è una istitutrice, miss Giddens, che viene assunta da un ricco uomo d’affari londinese perché si prenda cura dei due nipoti che, orfani, vivono nella tenuta di campagna dello zio. Ci sono, tuttavia, alcune zone d’ombra: lo zio non vuole essere contattato per nessun motivo e l’istitutrice dovrà gestire autonomamente i due bambini; il ragazzino, Miles, è appena stato espulso dal collegio, e non sappiamo perché, e la precedente istitutrice è morta in circostanze misteriose. Nonostante le premesse, miss Giddens, affascinata dall’uomo, accetta l’incarico e si trasferisce nella splendida tenuta di Bly. Qui, il suo lavoro si rivela estremamente semplice, visto che i bambini sono ben educati e intelligenti, ma l’atmosfera serena dei primi giorni è turbata dalla presenza sfuggente e inquietante di due personaggi: un uomo dai capelli rossi e una giovane donna pallida e vestita a lutto che compaiono spesso nel parco. Miss Giddens descrive i due personaggi alla governante e la reazione di quest’ultima la convince di essere in presenza degli spettri della precedente istitutrice, miss Jessel e del suo amante, Peter Quint, maggiordomo della villa, entrambi morti in circostanze mai chiarite. Come se non bastasse, i due bambini sembrano avere un legame morboso con le due inquietanti presenze, tanto da rendere difficile capire quanto essi stessi sappiano, vedano e siano partecipi delle apparizioni e del loro misterioso destino

coverUna storia di fantasmi, quindi. Ma questa definizione per Il giro di vite è assolutamente superficiale e riduttiva. Certo, l’ambientazione e le atmosfere sono quelle del gotico: la bella villa isolata nella brumosa campagna inglese, le spaventose apparizioni, il coinvolgimento di bambini innocenti e la giovane istitutrice sola con suo il terrore. Tuttavia è proprio attorno alla figura di miss Giddens che gravita tutta la straordinarietà di questo romanzo. E’ attraverso la lettura dei suoi diari che noi apprendiamo la storia e, lentamente ma in maniera assolutamente inesorabile, il racconto ci porta a chiederci quale sia la natura dei mostri che miss Giddens ci descrive. Essi sono veri e spaventosi spettri, legati all’innocenza violata dei bambini in maniera oscura e repellente, o appartengono invece alla dimensione interiore della narratrice, a suoi inconfessabili turbamenti, al suo lato oscuro? E i bambini sono posseduti dal demoniaco Quint e dalla sua compagna o sono, invece, specchio della complessa interiorità della stessa miss Giddens?

La stessa struttura narrativa del romanzo è complessa. Un vero meccanismo di scatole cinesi. La narratrice e protagonista ci racconta le oscure vicende del castello di Bly, ma il primo narratore che incontriamo è destinato a rimanere a noi sconosciuto. Di lui sappiamo che, con un gruppo di amici, partecipa a una di quelle serate in cui ci si diverte a raccontare storie raccapriccianti. E qui entra in scena il secondo narratore, Douglas. Anche questo personaggio è abbastanza enigmatico. Egli racconta di essere in possesso dei diari di miss Giddens, di averla conosciuta e di esserne stato, in qualche modo, attratto. I diari verranno letti al gruppo di amici ma di Douglas e dei suoi interlocutori non sapremo più nulla, non conosciamo neanche le loro reazioni alle oscure vicende che ci vengono narrate. Perché James abbia costruito questo intreccio è una delle domande a cui il lettore deve cercare di dare risposta, ma i misteri e i segreti di questo romanzo sono molti.

Douglas e il primo narratore, così misteriosi, sono forse due aspetti dello stesso James, personalità sfuggente anche per i contemporanei. Forse. Così come dubbia rimane l’interpretazione stessa della storia. Sappiamo che nei suoi romanzi James usa sempre il punto di vista soggettivo e che i suoi temi preferiti sono i conflitti interiori. La sua stessa vita, tutta vissuta tra la nativa America del nord e l’Europa, lo porta a vivere spesso come un emarginato, come chi vive su di sé il contrasto tra una cultura ‘giovane’, come quella statunitense e la sua matrice, più complessa e ridondante, quella europea. Sempre, nei suoi lavori, troviamo questi contrasti raccontati come conflitti morali.

E la sua scrittura, così piena di digressioni, caratterizzata da una sintassi articolata e da una aggettivazione ricca, ci accompagna e ci spinge nella complessità e nella enigmaticità delle sue storie.
Di questo romanzo ci sembra giusto riportare ciò che disse Borges nel 1976:

“(Il giro di vite) ammette numerose interpretazioni. Si possono considerare le apparizioni come demoni travestiti da fantasmi, e si possono ritenere i bambini stupidi o vittime, o complici, forse. Henry James ha scritto varie storie tutte riunite in una sola.”

Buona lettura!

Donatella Piccini

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