Beatles vs Rolling Stones. Duello reale o presunto?

La scena musicale ha visto da sempre la creazione di rivalità tra vari artisti o generi musicali. Spesso dichiararsi fan di un gruppo piuttosto che di un altro significava appartenere a una parte ben precisa della società e abbracciarne lo stile, i pensieri, le idee.
Ogni decennio, ogni evoluzione musicale ha avuto le sue rivalità. Oasis o Blur, Nirvana o Pear Jam, Michael Jackson o Prince, Guns and Roses o Motley Crue, Spice Girls o Back Street Boys e chi più ne ha più ne metta.
Ma tra tutte queste ce ne è una che può essere considerata immortale dagli anni ’60 fino ad oggi: Beatles o Rolling Stones?


Analizzare il fenomeno che ha lasciato una indelebile impronta nel Regno Unito non è cosa facile: le due band hanno creato stili musicali diversi e lanciato mode spesso agli antipodi.


I Beatles provenivano dalla industriale Liverpool e le loro famiglie erano tutte di umili origini. Erano cresciuti tra campi di fragole di vecchi orfanotrofi e vie di campagna come Penny Lane. L’immagine di bravi ragazzi col caschetti e le giacche a doppio petto fu una intuizione del loro primo manager Brian Epstein che comprese il forte potenziale dei Fab Four portandoli così ad esibirsi su palchi sempre più prestigiosi. Nella realtà non è però eccessivo definire questo ritocco di immagine un mezzo per far apparire quattro teppistelli persone per bene, idoli non solo dalle ragazze di buona famiglia, ma della stessa regina che conferì loro il titolo di baronetti di Inghilterra alla corte di Buckingham Palace.
Gli anni tra il 1963 e il 1967 sono stati gli anni d’oro della band: i concerti erano diventati internazionali e le pubblicazioni serrate. I Beatles riempivano gli stadi e mandrie di fans scatenate li accoglievano ad ogni data.
Ben presto però questa vita iniziò ad essere difficile soprattutto per John Lennon e George Harrison, le due anime più ribelli della band. I due erano stufi di essere associati alla parte perbenista della società, di essere visti come schierati tiepidamente a sinistra, di incarnare l’ideale di equilibrio e controllo. Volevano far uscire il loro lato più contraddittorio, più legato agli eventi mondani, alle lotte politiche.

Ed è qui che entrano in gioco i Rolling Stones.
La band londinese nasce qualche anno dopo i Beatles è arriverà alla massima notorietà negli anni che vanno dal 1967 fino ai primi del ’70. A quell’epoca, i Beatles avevano già deciso di ritirarsi dalle scene.
Mick Jagger e company incarnavano un modello totalmente nuovo. Le loro canzoni erano più graffianti, più cattive, più grezze. Nei testi parlavano di mettere a fuoco le città, di rovesciare l’ordine delle cose, di sesso.
Più tardi, Tom Wolfe scrisse scherzosamente che «I Beatles vogliono tenerti la mano, gli Stones vogliono radere al suolo la città» (il riferimento a I wanna old your hand e a Burn down this town è chiaro).
Ancora una volta, però, dietro a questo immaginario collettivo si nascondeva un buon lavoro di maquillage mediatico. I Rolling Stones non provenivano da ambienti degradati; Mick Jagger e Keith Richards erano stati addirittura studenti della London School of Economics. Anche in questo caso fu il loro primo manager Andrew Loog Oldham a voler fare dei Rolling Stones dei ribelli.
In un certo senso i ruoli di origine furono snaturati in entrambi i casi e invertiti: i Beatles erano quelli buoni, gli Stones quelli cattivi.
Ma è possibile parlare di reale rivalità tra le due band? In realtà risulta molto difficile farlo. Non era raro che durante le feste o le occasioni mondane i due gruppi si incontrassero per dividere droghe o donne del momento. Erano molto più simili di quanto non volessero apparire.

Mentre il mondo fuori era impegnato a montare lo scenario della rivalità, si narra che John Lennon scrisse addirittura un brano per Mick jagger e Co. Insomma, erano buoni amici. Certo, l’amicizia si affievoliva quando a competere erano le copie vendute o le classifiche da scalare, ma di fondo vi era un enorme rispetto reciproco.

I Beatles (John Lennon in primis) in un certo senso invidiavano agli Stones quella fetta di pubblico che ritenevano essere quella giusta, quella benpensante, quella matura. Con la scelta di ritirarsi dalle scene nel 1969 i Beatles si ribellarono a quella immagine che ne reprimeva le personalità. Misero fine ad una carriera durata pressoché un decennio che incredibilmente tutt’oggi continua a godere di un successo strabiliante. Tutto è fermo a quegli anni, limpido e perfetto. La musica dei Beatles ha la capacità di essere sempre nuova, sempre un passo avanti.
Sarebbe bello poter dire lo stesso dei Rolling Stones, ma il loro percorso è stato totalmente diverso. Gli Stones non hanno mai smesso, hanno continuato a produrre musica in un arco temporale di cinquanta lunghissimi anni. Questo ha fatto si che venissero pubblicati dei capolavori come delle mediocrità. E’ impossibile chiedere cinquant’anni di musica “wow”. Ma la cosa bellissima è che le loro personalità non sono mai state alterate. Loro sono quello che vede il pubblico. Belli, sensuali, falsamente imprecisi. Sono meravigliosi.
Forse la storia ha in un certo senso benedetto i Rolling Stones, ma i Beatles hanno lasciato un’eredità magicamente solida, a dimostrazione che è difficile prendere parte in questo duello. Conviene mettersi seduti e godersi la loro musica. Le orecchie ringrazieranno.

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