“Allucinazione perversa”: un ritorno dalla guerra non proprio canonico

Dopo una trilogia dall’impronta molto glamour come Flashdance, 9 settimane e mezzo e Attrazione fatale, il britannico Adrian Lyne torna dietro la macchina da presa nel 1990 per realizzare il suo capolavoro: Allucinazione Perversa.

fonte: www.filmtv.it

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«Giacobbe partì da Bersabea e si diresse verso Carran. Capitò così in un luogo, dove passò la notte, perché il sole era tramontato; prese là una pietra, se la pose come guanciale e si coricò in quel luogo. Fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco, gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa» (Gen 28, 10-12)

Si narra di Jacob Singer, interpretato da un bravissimo Tim Robbins, prima soldato nel Vietnam e poi postino in una New York grigia, malsana e umida; si narra del suo incidente in guerra, del suo ritorno alla vita di tutti i giorni nella quale è costretto a convivere con allucinazioni, dolori fisici, visioni orrifiche, demoni personali, elaborazioni di perdite familiari.

Lyne intende spiazzarci sin dall’inizio attraverso un gioco di flashback che viene reiterato per tutte le due ore della pellicola. Questo avviene grazie anche alla sceneggiatura scritta da Bruce Joel Rubin che aveva già cominciato a lavorarci dal 1980. Il film guadagna di interesse grazie ai molteplici piani di lettura presenti in esso: ci possiamo trovare la classica storia del ritorno di un soldato da una guerra sanguinosa come fu quella del Vietnam, ma anche una profonda riflessione personale sull’elaborazione del lutto, inoltre, facendo un piccolo sforzo, possiamo scorgere in Allucinazione perversa il continuo ritorno tra vita passata, vita presente, esperienze vissute ed esperienze sognate, in un continuo ping-pong tra realtà e immaginazione, trapasso e attaccamento all’esistenza.

fonte: http://moviestillsdb.com/

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Se il titolo italiano sposta l’attenzione sul lato visivo della storia fatta di allucinazioni, visioni aberranti e deformazioni mostruose derivate dall’arte di Francis Bacon, quello internazionale – Jacob’s Ladder – si concentra sul simbolismo biblico di cui il film è completamente infuso. Jacob è infatti il nome del protagonista ma il riferimento va alla Bibbia e precisamente alla Scala di Giacobbe, un passaggio contenuto nella Genesi. La scala, inoltre, è il nome della droga che veniva somministrata ai soldati impegnati a combattere i vietcong, droga che alla fine della storia scopriremo essere il fulcro della narrazione. In più,  in tutto il film si fa un continuo riferimento alle Sacre Scritture a partire dai nomi dei personaggi: Jacob (Giacobbe), Jezabel (Gezabele), Gabe (come Gabriele), Eli (Elia), Jed (Jedidiah). Oltre all’aspetto antroponomico della faccenda, il tema mistico è indagato anche in altri aspetti: una figura chiave, ad esempio, è il fisioterapista Louis (Danny Aiello), personaggio che Jacob considera alla stregua di un angelo sceso in terra.

Ma di quale terra si parla in Allucinazione perversa? Quella post-Vietnam o quella post-morte? Lyne ricama attorno a questo duplice bivio un’esperienza visiva, sensoriale e spirituale che, se la prima volta riesce a mettere spavento, disgusto e angoscia addosso allo spettatore, la seconda lo conquisterà tramite il suo antimilitarismo e la sua sacra circolarità.

Tomas Ticciati

 

Tomas Ticciati
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