Il sogno di Ada. Donne e matematica nel XIX secolo

Ada Lovelace

                                                                                                                                                                               «Si direbbe che la donna, negli studi più ardui,
mai cessi di essere scolara,
che la larva possa bensì raggiungere lo stato di crisalide,
ma le siano vietati i liberi voli della farfalla»
(G. Loria)

 

Nascere donna nel 1815 e appassionarsi nel corso degli anni alla matematica e alla logica, può non rendere una vita facile.

Una vita non facile. Questo è ciò che aspettava Augusta Ada Byron figlia di George Gordon Byron e Anne Isabella Milbanke nata il 10 dicembre del 1815 a Londra. Pur essendo figlia di una famiglia nobile, culturalmente brillante e atipica, la vita di Augusta Ada Byron non sarà semplice. Il padre, come avrete capito, è il famoso Lord Byron, poeta romantico inglese e la madre Lady Byron è sicuramente una figura fuori dai cliché  del tempo, colta e amante della matematica. Byron e consorte si separano dopo appena un anno di matrimonio, la piccola Augusta Ada è appena nata. Il rapporto di Augusta Ada con il padre finisce praticamente qui, perché la madre a cui la bambina è affidata (nonostante la legge inglese dell’epoca affidasse la tutela dei figli ai padri, ma il poeta non rivendicherà mai i suoi diritti) cercherà per tutta la vita di tenerla lontana dal padre, che comunque muore quando la figlia ha solo nove anni. 

Ada Lovelace

Augusta Ada Lovelace

Augusta Ada è una bambina di salute cagionevole. A sei anni rimarrà senza vista per mesi, a causa probabilmente di una forte emicrania. A 13 anni una grave forma di morbillo la terrà a letto per oltre due anni. L’educazione della madre è molto rigida e severa, Augusta Ada avrà il permesso di leggere le poesie del padre solo a sedici anni. L’attenzione della madre per l’istruzione della piccola Ada è quasi morbosa, e darà molto spazio all’insegnamento della matematica e della scienza. Alcuni biografi, dicono che questa scelta fu dettata dal fatto che la madre volesse tenere lontana la figlia dalla letteratura e dalla poesia affinché non subisse l’influenza del padre, in realtà la madre stessa era affascinata da tutto ciò che era matematico e logico.

Ma, Augusta Ada è anche una ragazzina intelligente, caparbia e tenace e sopratutto non accetta tutto ciò che le pare illogico, e le convenzioni sociali dell’epoca sono le prime cosa contro cui si ribella. Parlando con la sua nuova istitutrice, la signorina Mary Somerville, una studiosa di scienze, esprime la propria incredulità e il proprio disappunto per il fatto che le donne non possano parlare (e spesso neppure essere presenti) nelle aule universitarie. Solo pochi anni dopo dirà alla madre che non intende sposarsi perché ha ben altre cose da fare nella sua vita.

L’incontro con Charles Babbege, scienziato e matematico, è sicuramente determinante nella  di Augusta Ada Byron. Ada incontra Charles Babbege all’età di diciassette anni e ne rimane affascinata, ciò che maggiormente la affascina sono le sue idee e il progetto al quale sta lavorando: una macchina differenziale. E’ il 1833 quando Ada Byron e Charles Babbege si incontrano e il progetto di Charles è iniziato nel 1822 finanziato direttamente dal governo britannico. La macchina differenziale era una vera e propria macchina che azionata da delle manovelle avrebbe dovuto eseguire calcoli, somme e sottrazioni. In realtà i presupposti dell’innovazione c’erano tutti, perché da un lato venivano inseriti dei dati (numeri) che poi azionando la manovella venivano elaborati e dall’altro lato usciva il risultato. Come potrete immaginare, o forse no, nei primi anni del 1800 una macchina del genere sarebbe stata di dimensioni e costi enormi. Il 1800 è considerato a ragione il secolo delle invenzioni e delle scoperte; per avere un’idea più precisa in questi e negli anni successivi verranno inventati: fonografo (1877) il pneumatico (1887) il barattolo di vetro con chiusura ermetica (1858) la dinamite (1867) la torcia elettrica (1898) e altro ancora.

Ada Byron comincia a seguire il progetto di Charles Babbage a poco più di diciassette anni – come abbiamo detto – e parallelamente continua i suoi studi matematici. E’ molto dotata e capace e in più è accompagnata da un senso quasi visionario della scienza. Più volte scriverà che studiare la matematica è una delle cose che gli dà più soddisfazione al mondo, persino più della gioia immensa che le dà ballare.

Nel 1835 Augusta Ada Byron sposa  il Conte di Lovelace, sir William King-Noel dal quale avrà tre figli, la sua salute continua ad essere cagionevole tanto che dopo la nascita del secondo figlio viene colpita da un’altra grave malattia (pare una forma di colera). Con il matrimonio acquisisce il titolo di Contessa di Lovelace, ed è questo il motivo per cui  oggi viene ricordata come Ada Lovelace.

Ada LovelaceIl passo successivo più importante del percorso di Ada Lovelace arriva quando il governo britannico sospende il finanziamento del progetto, che nel frattempo si è trasformato, e,  da semplice macchina differenziale è diventato lo studio di una vera e propria macchina analitica. E’ un momento determinante perché a seguito di questa decisione Charles Babbege nel 1840 decide di venire in Italia per partecipare al congresso di Torino Scienzati di tutta Italia, unitevi! (l’anno precedente, nel 1839, lo stesso congresso si era tenuto a Pisa). In questa sede cercherà di promuovere il proprio progetto nella speranza che l’interessamento della comunità scientifica spinga il governo a rinnovare il finanziamento. A Torino Charles Babbege riesce a entusiasmare il giovane Luigi Federico Menabrea – che in seguito ricoprirà importanti incarichi nei governi dell’Italia unita (vari ministeri e persino capo del governo). Il passaggio al congresso italiano di Torino è particolarmente significativo proprio perché Luigi Menabrea, entusiasta del progetto, in seguito pubblicherà un saggio sulla macchina analitica. Fino a quel momento Charles Babbage non aveva pubblicato niente in merito ai suoi studi e continua a non volerlo fare, nonostante Ada Byron cerchi di convincerlo dell’importanza fondamentale che ciò avrebbe. 

Nel 1843, dieci anni dopo l’inizio della loro collaborazione, Ada Lovelace Byron traduce in inglese il saggio di Menabrea sulla macchina analitica, aggiungendo note proprie. Saranno proprio queste note che rilette a distanza di decine e decine di anni renderanno giustizia alla sua figura di matematica e studiosa. E’ proprio Ada infatti a sostenere nelle note aggiuntive che la macchina differenziale che era progettata per lavorare solo esclusivamente su numeri, potrebbe lavorare con numeri che rappresentino simboli. Sempre nelle note si trova l’idea che la macchina possa essere programmabile e sempre nella note di Ada Lovelace si accenna all’uso di possibili schede perforate. La traduzione del saggio di Menabrea porta in calce solo la sigla AAL.

Augusta Ada Lovelace morirà nel 1852 alla giovanissima età di 36 anni, esattamente come suo padre Lord Byron, e né lei né Babbage vedranno mai la loro macchina realizzata. Per quanto il XIX secolo venga ricordato come il secolo delle scoperte, il lavoro di Charles Babbage e Ada Lovelace era davvero troppo avanti per poter essere realizzato.

Alan Turing, oggi ricordato come uno dei pionieri dello studio della logica dei computer, arriverà ben 100 anni dopo.

Studiare matematica per una donna nell’ottocento era una lotta giornaliera contro ogni tipo di preconcetto e stereotipo e le difficoltà non si limitavano all’ambito quotidiano o a determinate fasce di cittadini, dove era opinione comune che pensare troppo facesse male alle donne ma, erano presenti anche e sopratutto nell’ambito accademico e culturale, tanto che pensatori che hanno inciso profondamente nel mutamento culturale e che sono considerati ancora oggi padri fondatori del pensiero socio/culturale che sta alla base della società moderna come il grande illuminista Rousseau e il filosofo Immanuel Kant sostenevano rispettivamente che “V’è la concezione della matematica che non ha nulla di frivolo e di volubile, caratteristiche che appaiono più chiaramente collegate ad aspetti femminili. E così, per una fanciulla, ma anche per la donna, non deve affatto ritenersi naturale ed adeguato lo studio della matematica”  e che “Ogni conoscenza astratta, ogni conoscenza che sia essenziale, si avverte deve essere lasciata alla mente solida e laboriosa dell’ uomo. Per questa ragione le donne non impareranno mai la geometria”. 

Ada Lovelace Day Cento anni dopo la sua morte, nel 1953 le note di Ada Lovelace furono ripubblicate e studiate e «furono identificate alfabeticamente dalla A alla G. Nella nota G, Ada descrive un algoritmo per la macchina analitica per calcolare i numeri di Bernoulli, che oggi viene generalmente riconosciuto come il primo programma informatico della storia, motivo per il quale è considerata da molti come la prima programmatrice della storia dei computer» (Wikipedia)

Nel 1979 il Dipartimento di Difesa degli Stati Uniti ha denominato “Ada” un nuovo linguaggio di programmazione, in onore di Ada Lovelace. In seguito è uscito un film Conceiving Ada (1997) è stato scritto un libro La fata matematica, uno spettacolo teatrale, e anche un libro per ragazzi Poesia e numeri e inoltre dal 2009 è stato istituito l’Ada Lovelace Day. Tutto questo farebbe pensare che i tempi sono decisamente cambiati e la che la modernità abbia abbattuto stereotipi e barriere di genere, ma, le statistiche degli anni 2000 ci dicono che nonostante il fatto che il numero di diplomate delle scuole superiori sia maggiore rispetto a quello dei diplomati, le iscrizioni delle ragazze alle facoltà matematiche/scientifiche  è decisamente inferiore.

Le studentesse iscritte a lauree del gruppo disciplinare scientifico, il cosiddetto STEM (acronimo inglese per scienze, tecnologia, ingegneria, matematica) sono il 34,8% ma la percentuale crolla per la laurea specifica in scienze tecnologiche e informatiche: 15,2%. Nel 2012, le donne impiegate nella tecnologia erano solo il 25% del totale e poco più del 19% degli addetti del settore ICT ha un responsabile donna

Barbara Laura Alaimo, pedagogista, fondatrice  della sezione di Milano di Coderdojo, l’associazione che insegna ai bambini a programmare ha dichiarato che «nella fascia di età tra i 7 e gli 11 anni il rapporto tra maschi e femmine ai laboratori è di 1 a 4. Dopo, il numero delle bambine scende ancora».

Tra i laureati, la componente femminile nelle discipline umanistiche è l’83% nel gruppo medico il 68%, ma nelle facoltà del gruppo scientifico e ingegneristico la quota femminile delle laureate è del 36% per le prime e solamente del 17% per le seconde.

Uno dei più recenti rapporti che abbiamo trovato in rete sul sito Infodata del Sole 24 ore è relativa ai laureati nel corso del 2014. Il 58% di queste sono donne, ma se si guarda più nello specifico si scopre che nei politecnici europei le percentuali di genere cambiano notevolmente: in Svizzera e in Irlanda addirittura l’85% dei laureati è maschio, in Germania e in Norvegia la percentuale supera l’80%, in generale la media europea dei laureati in facoltà ingegneristiche è per il 72,8% di maschi. L’Italia non fa eccezione rispetto ai dati europei e uno studio sulle Università milanesi¹ ci dice che esiste ancora una forte dicotomia tra gli iscritti nell’ area umanistica (come le facoltà di Lettere e Filosofia, Psicologia e Scienze della Formazione) e tecnico-creativa (come le facoltà afferenti all’ambito Architettonico-Urbanistico), preferite dalle donne, contro l’area tecnico-scientifica, complessivamente preferita dagli uomini e andando ancor più nello specifico, guardando, cioè solo all’ambito scientifico, la scelta di iscriversi a Ingegneria Meccanica, Ingegneria Informatica e Informatica è comune tra i maschi mentre è rarissima tra le femmine, che con più facilità si indirizzano invece a Biologia, Biotecnologie o, al più, ad Ingegneria Gestionale e Biomedica.

Per tutti questi motivi e, considerando che a Pisa è stato istituito il primo corso di laurea in Scienze dell’Informazione d’Italia (1969), TuttoMondo, rivista culturale della città, lancia un appello alle istituzioni cittadine competenti, affinché venga istituito anche a Pisa un AdaLovelaceDay. Non un semplice giorno celebrativo, ma un giorno di promozione e approfondimento degli studi nell’ambito dei corsi di laurea STEM rivolto sopratutto alle scuole, affinché venga assicurato a tutte le crisalidi di potersi trasformare in libere farfalle.

 

 

 

 

¹ Da dove nascono le scelte formative di ragazzi e ragazze? Il caso delle Università milanesi di Francesca Crosta

 

 

Condividi l'articolo
,
One comment to “Il sogno di Ada. Donne e matematica nel XIX secolo”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.