Sue Samuels: un punto di riferimento per la classic jazz dance nel mondo

Lasciamo il tap di Charles Goddertz e conosciamo Sue Samuels, docente di danza jazz newyorkese e fondatrice della Jazz Roots Dance Company.

Sue Samuels

1. Photo by courtesy of Sue Samuels.

Sue Samuels è una famosa personalità della danza jazz negli Stati Uniti. Madre di ElkaJason Samuels Smith, Sue è la fondatrice della Jazz Roots Dance Company, una compagnia di danza jazz molto rinomata con sede a New York e che ha in repertorio coreografie e lavori di Jo Jo Smith, e altri importanti coreografi di danza jazz come Matt Mattox, Bob Fosse, Jack Cole, e Luigi.

Sue Samuels ha ricevuto il Fo-Bert Award dalla NY Committee per celebrare il National Tap Dance Day in onore del suo grande contributo alle comunità legate al jazz e al tip tap.

La sua carriera come performer e coreografa vanta lavori da prima ballerina e assistente coreografa in spettacoli com Got Tu Go DiscoThe Johnny Hallyday Show, and The Brazil Export Show.

Sue Samuels è inoltre una rinomata insegnante di jazz dance. È stata la co-fondatrice e proprietaria della Jo Jo’s Dance Factory a New York per dieci anni, la quale poi è diventato il Broadway Dance Center, dove ancora insegna classic jazz dance,

Salve Sue Samuels, è un grande onore averla come ospite qui su Tutto Mondo News.

Che significa per lei jazz dance e che cosa ama di questo stile di danza?

«La jazz dance è per me nella sua forma classica, nata negli anni Cinquanta e Sessanta a New York City. Lo stile che amo danzare e insegnare è stato creato dal grande maestro della danza jazz Jo Jo Smith. Il suo stile era considerato “funky” in confronto a quello degli altri insegnanti e coreografi jazz del tempo.

Ho imparato la danza jazz dopo molti anni di studio della danza classica. Ero capace di incorporare le meravigliose isolazioni del corpo, gli hinges profondi, le contrazioni e i movimenti emanati dal petto e dai fianchi, con la solida tecnica di high kicks e pirouettes con spot dalla danza classica».

2. Sue in una delle sue lezioni, photo by courtesy of Sue Samuels.

Qual è stato il suo spettacolo preferito in cui ha ballato durante la sua carriera e perché?

«È difficile per me scegliere uno spettacolo preferito. Ogni show è stato a suo modo emozionante e fantastico. Ci furono due show a Parigi. Uno con Sylvie Vartan al teatro Olympia. Quello fu la mia prima volta a Parigi, così ero molto interessata e completamente sbalordita di avere la possibilità di esibirmi laggiù. L’altro show era il “grand spectacle” con Johnny Halliday al Palais des Sports, una grande arena sportiva dove potevano sedere cinquemila persone, anch’essa a Parigi. Mi sono inoltre esibita a Rio de Janeiro, in Brasile, con molte star brasiliane dell’epoca in uno spettacolo chiamato The Brazil Export Show. Penso che il mio show preferito si è tenuto a New York, in un teatro di Broadway, con protagonisti il gruppo musicale The Fifth Dimension, Ero la prima ballerina insieme a Jo Jo e feci i costumi per la compagnia di danza!».

Ha qualche ballerino o performer di Broadway preferito?

«Dunque, riguardo a Broadway una delle mie ballerine/performer preferite è Chita Rivera perché aveva così tanto “fuoco” quando ballava. Un’altra è Gwen Verdon, poiché guardavo a lei come il mio idolo e ispirazione. Aveva un grande stile e molto carisma!».

Nella risposta precedente lei ha menzionato Chita Rivera e Gwen Verdon, due grandi performer di Broadway e mi viene da pensare, per estensione, a Bob Fosse e Jack Cole e il loro contributo alla danza jazz e al suo sviluppo teatrale. Quali sono, secondo lei, i coreografi che hanno maggiormente contribuito a questo genere?

«Ci sono alcuni coreografi che hanno contribuito al suo sviluppo teatrale. Non si può trascurare il mio show preferito da sempre, West Side Story, coreografato da Jerome Robbins. Il suo jazz ha abbracciato la trama e ha contribuito a mandare avanti la storia. Il suo stile ha ispirato molti dei maestri di questo tempo.

Ci sono un paio di coreografi che vengono raramente menzionati. Uno è Michael Bennett. I suoi lavori erano sempre grandi successi e il suo stile era chiaro e pulito. Ha coreografato, tra le altre cose, A Chorus Line.

Un’altra persona che viene raramente nominata è Christopher Chadman. Ha coreografato un revival di Guys and Dolls a Broadway ed è morto giovane di AIDS. Secondo me, una grande carriera lo avrebbe aspettato… non sapremo mai che cose avrebbe potuto fare».

Sue Samuels

3. Photo by courtesy of  Sue Samuels, photographer Jan LaSalle.

Sue Samuels, riguardo alla sua formazione come ballerina, quali insegnanti di danza, tra quelli con cui ha studiato, hanno contribuito di più allo sviluppo del suo stile personale?

«La mia insegnante di danza classica è stata la mia prima esperienza con lo studio approfondito e mi ha insegnato i punti fermi del balletto classico di origine russa. Mi ha insegnato fluidità e tecnica. Sono ispirata dai suoi insegnamenti e uso molte delle sue indicazioni nelle mie classi di oggigiorno. Jo Jo mi ha insegnato musicalità e ritmo sincopato. Mi ha anche insegnato come fare forti isolazioni jazz e hinges! Entrambi hanno avuto un grosso ruolo nel formare lo stile che ballo e insegno oggi».

Ha iniziato la sua carriera come ballerina classica e poi, dopo essere arrivata a New York, e dopo aver partecipato alle lezioni di Jo Jo Smith, la danza jazz è diventata parte di lei. Quanto della tecnica della danza classica ha influenzato il suo stile di jazz e viceversa? Come descriverebbe la sua tecnica?

«Ci sono molti stili di jazz dance. I ballerini nelle lezioni di Jo Jo negli anni Sessanta non erano “formati nella danza classica”. Loro erano comunque ballerini forti ed espressivi. Sento che la mia formazione classica ha portato una qualità differente nello stile di Jo Jo (non che ce ne fosse bisogno). Il mio training ha portato una diversa qualità allo stile che mi ha permesso di sollevare le mie gambe più in alto, dare una diversa linea al suo stile nelle sue lezioni, in cui normalmente i ballerini classici non prendevano parte.

Lo stile di Jo Jo è basato sulla sua esposizione a Katherine Dunham, con cui sua madre e sua zia hanno ballato. Inoltre, Jo Jo era cintura nera di sesto grado in arti marziali, e i forti movimenti delle braccia di questa arte hanno influenzato lo stile della sua danza jazz, a differenza degli altri stili di classic jazz del tempo che invece erano influenzati dalla danza classica e dagli stili internazionali.

Penso che sia questo il motivo per cui amo così tanto lo stile di Jo Jo… ero già formata nella danza classica e ho scoperto che amavo muovermi in uno stile completamente diverso e in un modo di muoversi diverso da quello che ero solita ballare. Non ho potuto fare a meno di usare lo stile di danza che avevo sviluppato».

Il suo lavoro come ballerina e coreografa include show come Got Tu Go Disco, The 5th Dimension Show, e The Johnny Hallyday Show. Ha qualche ricordo, di questi o di altri show, che vorrebbe condividere con noi?

«Mi sono così divertita ad esibirmi in questi show! Molte volte ero una ballerina protagonista perché ero davvero coinvolta nello stile e nella musicalità di Jo Jo, cosa che a lui piaceva… e mi sono goduta la ribalta! Per The 5th Dimension Show a Broadway ho fatto tutti i costumi!

Un altro grande show era a Rio de Janeiro, in Brasile. Lo show era chiamato The Brazil Export Show. Ho amato viaggiare in bellissimi paesi, in cui non avevo mai viaggiato prima! Che grande opportunità e quanto divertimento!

Jo Jo curava anche le coreografie per spot televisivi, soap opera e special tv. Sono stata scelta per ballare con lui anche in questi!».

4. All Blues, photo by courtesy of  Sue Samuels, photographer Jan LaSalle.

Sue Samuels, insieme a Jo Jo Smith, ha fondato e gestito la Jojo’s Dance Factory, Qual è la storia dietro la sua nascita?

«La storia è molto semplice e naturale! Jo Jo sognava di aprire il suo studio! Quando lo conobbi, affittava uno studio chiamato Kaleidoscope Studio sulla Cinquantacinquesima strada a NYC. Era un piccolo studio. Allora, cercammo un edificio, con un grande open space. C’era, all’estremità del west side newyorkese un piano vacante in un edificio con delle fabbriche agli altri piani… e così nacque JO JO’s Dance Factory!

Era un grande spazio dove Jo Jo poteva tenere la sua batteria, molte conga, e un pianoforte. C’erano sempre dei musicisti a suonare live per le sue lezioni».

La sua partnership con Jo Jo Smith non era solo professionale: voi siete, infatti, i genitori di Jason ed Elka Samuels Smith. I vostri figli sono famosi e acclamati professionisti nel settore della danza ed entrambi promotori della tap dance e delle sue radici afroamericane. Siamo stati fortunati ad aver avuto Jason Samuels Smith nella nostra prima intervista e siamo più che felici di avere l’opportunità di parlare con lei. Com’è stato per lei, come madre e insegnante di danza, crescere i suoi figli in un ambiente così artistico e creativo?

«Essere la madre di Elka e Jason è la cosa migliore che abbia fatto in tutta la mia vita! Possedere lo studio mi ha permesso di avere i miei bambini con me ogni giorno in tutte le mie lezioni. Loro sono praticamente cresciuti in un dance studio! Amo essere la loro madre e mi sento veramente fortunata per avere figli che sono appassionati e legati alla danza tanto quanto lo sono io! Stanno portando avanti le verità riguardo la storia/gli inizi e sono attivisti a modo loro. Senza dimenticare che sono entrambi estremamente intelligenti e talentuosi! Vederli crescere, da bellissimi piccoli bebè fino ai meravigliosi adulti che sono oggi.. sono davvero fortunata!».

Nel 2009 ha fondato la Jazz Roots Dance Company e ha messo in scena creazioni originali e masterpiece in stile classic jazz, come il repertorio della Jojo’s Dance Factory e le coreografie in stile di, tra gli altri, Luigi, Jack Cole, e Matt Mattox. Quali sono gli obiettivi e gli scopi della compagnia?

«Jazz Roots Dance Company è “l’altra” mia bambina! Potevo vedere che lo stile del classic jazz che ho imparato ad amare stava sparendo. Non potevo accettarlo. Sentivo che i pezzi di classic jazz necessitavano di essere preservati. La danza non esprimeva più la musica nello stesso modo di Jo Jo. Penso anche che lo stile classic jazz è bello e non deve estinguersi.

Le persone devono essere in grado di vedere com’era la danza in quel periodo. Come il corpo veniva utilizzato e come la musica veniva espressa nei vari stili di danza jazz del tempo. Inoltre, ho avuto l’opportunità di coreografare così tanti pezzi che mi hanno permesso di godere l’espressione creativa nella mia vita! Pura gioia per me!».

5. Papa Was a Rolling Stone, photo by courtesy of  Sue Samuels, photographer Jan LaSalle.

Quali sono le caratteristiche più importanti che definiscono lo stile della classic jazz dance?

«La classic jazz dance ha un vocabolario tutto suo! È normalmente ballato in plié, vicino al pavimento. Ha delle forti posizioni corporee con contrazioni emanate dal bacino e dal petto con un’identificabile stilizzazione delle braccia data dai diversi maestri del periodo. Generalmente utilizza una solida tecnica per le isolazioni, le pirouettes, i kick e gli hinge, i quali possono scendere fino al pavimento!».

Sue Samuels, parliamo adesso dell’insegnamento. Quali sono le qualità principali che un insegnante deve possedere per aiutare i suoi studenti a sviluppare il loro pieno potenziale?

«Penso che tutta la danza necessiti di un corpo forte per supportare tutte le posizioni “innaturali” che eseguiamo! Così, per me, trovo che il riscaldamento jazz alla sbarra, il quale combina sia posizioni parallele che in turned-out (n.d.a en dehors in danza classica), bilanciando, estendendo, e basandosi sul potenziamento e lo stretching è un ottimo modo per iniziare la lezione. Il corpo ha bisogno anche di floor exercise, che includono il potenziamento e lo stretching, del tronco e delle gambe. Inoltre, ho scoperto negli anni quanto sia importante lo stretching “passivo” per la schiena, il bacino e le gambe. Le isolazioni jazz fanno muovere il corpo e le combinazioni o le coreografie devono essere impegnative ma fattibili attraverso la ripetizione. Lo studente dovrebbe essere incoraggiato a permettere a sé stesso di fare errori lungo il percorso e ad essere molto espressivo, dando significato ai movimenti».

Una delle cose che ho notato, in quanto insegnante di danza, è la mancanza di una sbarra jazz in così tante lezioni qui in Italia. Come pensa che la sbarra jazz sia importante per sviluppare una solida tecnica jazz e perché?

«Penso che la sbarra jazz sia importante per allenare il corpo mentre tocca delicatamente la sbarra per un piccolo sostegno. Può essere usata per aiutare lo stretching delle gambe sia in parallelo che in turned-out, e per imparare movimenti della danza jazz come gli hinge. La sbarra veniva utilizzata da Katherine Dunham, la quale ha sviluppato molti esercizi meravigliosi e benefici per il ballerino jazz. E, naturalmente, provengo dalla danza classica ed essa normalmente inizia con la sbarra».

Nell’industria dello spettacolo di oggi, con così tante fusioni e contaminazioni tra gli stili di danza, dov’è la jazz dance? Dove possiamo trovarla?

«Ah! Questa è un’ottima domanda! Nella sua forma più “classica”, si può ancora trovare molto del suo vocabolario corporeo in molti spettacoli di Broadway e nelle lezioni di theatre dance. Si deve sapere come usare le contrazioni attraverso le posizioni del bacino, del petto e delle gambe che derivano dallo stile del classic jazz, così che, quando fate un’audizione, avete molti strumenti a cui attingere».

Ultimo ma non meno importante, quali sono i suo progetti per il futuro?

«I miei progetti per il futuro sono già in lavorazione! Sono il Jo Jo Smith Legacy Project. Dopo che Jo Jo ci ha lasciati due anni fa, io, Elka e Jason abbiamo deciso di documentate i suoi lavori originali. C’è un video di bassa qualità in cui ho ballato, che stiamo utilizzando per ricreare questi lavori esattamente nello stile e nelle coreografie create da Jo Jo. Abbiamo intenzione di filmare queste creazioni, insieme alla sua sbarra jazz originale e di mostrare delle foto di Jo Jo mentre balla, parlando della sua fantastica carriera. Vogliamo documentarlo per il futuro che è in continuo cambiamento…».

Sue Samuels

6. Down into Muddy Water, coreografia di Bob Boross nello stile di Matt Mattox, photo by courtesy of  Sue Samuels.

Ringraziamo Sue Samuels per il tempo che ci ha dedicato.

Per maggiori informazioni sul suo lavoro potete visitare il suo profilo instagram e il suo canale Youtube

Per informazioni su Jazz Roots Dance Company potete visitare il sito ufficiale della compagnia.

Read the interview in English here.

Roberto Romani
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